Commercialisti del lavoro in prima linea per promuovere un'immigrazione regolare. I lavoratori extracomunitari sono una risorsa, ma per gli autonomi servono maggiori controlli prima del rilascio del permesso di soggiorno. Il tema è stato al centro del Convegno organizzato dal CNDCEC a Roma il 19 novembre 2019.
Gli stranieri extracomunitari sono una risorsa, e rispetto alle reali esigenze del Paese, gli ingressi regolari sono inferiori alle richieste. Ad affermarlo i commercialisti, nel corso del convegno in programma a Roma dal 19 al 20 novembre 2019.
Se è vero che l’immigrazione è una risorsa, dai commercialisti del lavoro arriva però una proposta: controllare in maniera più approfondita i lavoratori autonomi stranieri, e subordinare il rilascio del permesso di soggiorno alla verifica della regolarità contributiva.
Ad un tema complesso come quello dell’immigrazione e della presenza di extracomunitari nel mercato del lavoro, i commercialisti vogliono dare risposte tecnico-professionali. È questo il motivo alla base della richiesta di essere abilitati all’inoltro delle istanze di rilascio del permesso di soggiorno nell’ambito della programmazione dei flussi di lavoratori in ingresso.
Ed è questo anche il motivo per il quale viene avanzata la proposta di intensificare i controlli per il rilascio del permesso di soggiorno ai lavoratori autonomi extracomunitari, una misura deterrente al fenomeno delle imprese straniere fantasma.
Commercialisti del lavoro: più controlli per i lavoratori stranieri autonomi
Il punto di partenza dei commercialisti del lavoro è che la presenza di extracomunitari nel mercato del lavoro in Italia è fondamentale ma che, secondo i dati forniti dal Ministero del Lavoro e a differenza del percepito, si tratta di un fenomeno sostenuto.
La necessità sottolineata dalla categoria è quella di sgomberare il campo da visioni ideologiche del fenomeno dell’immigrazione, e lavorare per una piena integrazione.
Se la presenza di stranieri nel mercato del lavoro è importante e se è vero che gli extracomunitari sono una risorsa, i commercialisti sottolineano l’importanza del rispetto della legge.
Riferendosi alle imprese straniere, il Consigliere delegato al lavoro del CNDCEC Roberto Cunsolo, afferma che:
“come commercialisti del lavoro, quotidianamente al fianco delle imprese, avvertiamo un malessere diffuso dovuto alla presenza di imprese fantasma, gestite anche da extracomunitari. Una situazione di irregolarità che va affrontata. Gli imprenditori italiani, il popolo delle partite iva che ogni giorno lottano con la burocrazia e la pressione fiscale - ha proseguito - chiedono il rispetto delle regole. O, quantomeno, che siano uguali per tutti. Bisogna che la competizione sia leale.”
La proposta dei commercialisti, per garantire il rispetto delle regole da parte di tutti, è quella di condizionare il rilascio del permesso di soggiorno agli imprenditori stranieri al possesso della regolarità contributiva, oltre a verificare:
“l’esistenza di condizioni lavorative dignitose oltre che rispettose degli standard di trattamento economico e normativo del nostro paese.”
Lavoratori stranieri in Italia inferiori alle necessità: l’analisi dei commercialisti del lavoro
Pur ribadendo la necessità di garantire il rispetto delle regole, quello che sottolineano i commercialisti è che il numero di stranieri regolari in Italia è ben inferiore alle reali necessità del mercato del lavoro.
Il CNDCEC punta il dito contro il decreto flussi e, secondo il consigliere Cunsolo:
“permane l’esigenza di una migliore programmazione dei flussi di ingresso per consentire un accesso regolare al mercato del lavoro. Questa dovrebbe essere accompagnata da politiche di tutela della legalità e di migliore integrazione dei lavoratori stranieri.”
Tra i dati evidenziati dai commercialisti, vi è l’elevata incidenza percentuale di lavoratori extracomunitari in lavori particolarmente gravosi, che gli italiani rifiutano. Ne è un esempio la presenza di molti lavoratori stranieri in agricoltura, edilizia o nei lavori domestici.
Commercialisti del lavoro chiedono il riconoscimento delle proprie competenze
Il numero di commercialisti che si occupano di consulenza nell’ambito del lavoro è in continua crescita.
Circa il 25% degli iscritti si occupano di consulenze in ambito giuslavoristico. Secondo i dati INAIL, nel mese di luglio 2017 (ultimi dati ufficiali disponibili), i Commercialisti registrati nel sistema informatico dell’Istituto erano 29.743; le ditte attive da questi gestite (tramite delega all’Istituto) ammontano a 1.166.500 e per 946.818 è stata trasmessa la dichiarazione dei salari.
Sono invece 22.264 i commercialisti registrati nel portale INPS, e gestiscono in delega un totale di 1.100.809 posizioni come intermediari per le posizioni lavoratori dipendenti e parasubordinati, senza considerare quindi tutti i colleghi che si occupano di artigiani e commercianti.
Il Presidente del CNDCEC, Massimo Miani ha sottolineato come, nei fatti, le competenze del commercialista siano idonee a fornire consulenze a tutto campo per il supporto al management aziendale.
A differenza dei consulenti del lavoro che, afferma Miani, concentrano su questo segmento l’intera attività, per i commercialisti l’ambito giuslavoristico è:
“solo un segmento della consulenza aziendale e consente quindi un’efficace sinergia con le altre aree aziendali.”
Quello che lamenta il Presidente dei Commercialisti è che non c’è:
“sufficiente contezza dell’attività svolta dai Commercialisti in tale ambito e dell’utilità che deriva dal raccordo tra questa area di specializzazione con altre attività caratterizzanti che svolgono i nostri iscritti.”
I commercialisti rivendicano il loro ruolo e le proprie specializzazioni e, anche nell’ambito dell’immigrazione, chiedono il riconoscimento di maggiori competenze e funzioni.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Commercialisti del lavoro: DURC per il permesso di soggiorno agli stranieri