Il Presidente del Consiglio Draghi ha annunciato che ad inizio settembre al Senato verrà approvata la Legge Delega sulla Riforma Fiscale, apripista della semplificazione delle normative fiscali, un mantra della politica e delle riforme annunciate e mai realizzate in questi ultimi decenni.
Basta uno sguardo al calendario fiscale di questi ultimi anni per comprendere che la chimera del fisco digitale non è stata altro che una mera evoluzione dell’attività di data entry che, dagli albori del secondo millennio, caratterizza il cosiddetto back office degli studi professionali, sempre più dediti agli adempimenti fiscali piuttosto che alla consulenza aziendale globale.
La fatturazione elettronica generalizzata ha semplificato, in parte, questo iter atteso che non dobbiamo più necessariamente preoccuparci di sollecitare il cliente a consegnare allo studio le fatture per tempo, semmai in questi giorni di agosto sarebbe stato utile non dover attendere 4/5 giorni dalla richiesta, come invece da più colleghi segnalato, per poter scaricare gli xml dal portale dell’Agenzia delle Entrate.
Benvenuta è stata la recente introduzione graduale dell’obbligo anche ai soggetti in regime forfettario.
Sarebbe stato certamente meglio non introdurre questa novità durante l’esercizio ma non possiamo sempre lamentarci di questo o di quel nuovo adempimento...
Il nonsenso del digitale in assenza di snellimento normativo e di prassi
Dell’attività dell’Agenzia delle Entrate dà più fastidio questo aspetto che non il ritardo con cui viene da questa emanata la documentazione di prassi, quantomeno sui temi di più comune interesse, anche se ad esempio l’ultima pronuncia sul trattamento fiscale del bollo in fattura dei contribuenti in regime forfettario, introdotto appena otto anni fa, non può dirsi in effetti tempestivo.
È altresì vero che le Agenzie Fiscali, così come i contribuenti e gli operatori professionali, devono sottostare alla corposa e ridondante normativa stratificatasi nei decenni trascorsi dalla emanazione del Tuir, del Dpr 633/72 ecc ecc.
Stratificazione disorganica, linguaggio atecnico (e, a volte, difficilmente comprensibile in lingua italiana) e mentalità eccessivamente burocrate insita in una certa parte della Pubblica Amministrazione rappresentano una vera e propria metastasi del nostro sistema tributario.
Un esempio per tutti
L’assurdità del sistema è nel non poter estendere a tutti i contribuenti la validità dei dati oggi messi a disposizione ai soli fini della dichiarazione precompilata, anche non avendo conservato la relativa documentazione cartacea, perché la Ragioneria dello Stato ha posto il veto a tale disposizione adducendo che tale semplificazione rappresenterebbe un costo per l’Erario.
Ecco, l’ottusità del burocrate di turno che non bilancia questo del tutto ipotetico costo con il prezzo pagato dal sistema paese per le energie sottratte alla produzione di ricchezza dal lavoro preparatorio svolto da imprese e professionisti; così come dalle stesse agenzie fiscali al fine di mettere a disposizione del contribuente tali dati quando poi, dati alla mano, le dichiarazioni precompilate vengono utilizzate da meno del 20% dei potenziali fruitori.
La volontà politica
Non voglio dare colpa di ciò solo alla Burocrazia bensì a Governi e Parlamenti succedutisi durante le legislature di questi ultimi decenni: essi hanno abdicato parte del loro potere senza voler anteporre la volontà e la propria visione politica all’esigenza intrinseca della Burocrazia della conservazione del proprio potere.
Ora che siamo prossimi alle elezioni mi piacerebbe che il prossimo Parlamento metta finalmente mano a queste situazioni, in primis anteponendo la propria visione all’impulso della Burocrazia conservatrice della propria integrità, cogliendo l’opportunità della definizione dei contenuti dei decreti delegati inerenti la Riforma Fiscale, sempre se sarà approvata come annunciato.
E, in generale, cambiando il paradigma fino ad oggi in uso nella definizione dei testi normativi. Occorre snellire le procedure e gli adempimenti non solo tributari ma anche autorizzativi ed amministrativi in genere, giungendo alla definizione di un calendario fiscale che, svuotato degli adempimenti inutili e ridondanti, consenta di poter chiudere la campagna dichiarativi entro tempi ragionevoli e non a fine novembre come oggi.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Un calendario fiscale a misura di digitale