Il bonus per il taglio del cuneo contributivo riconosciuto in busta paga ai lavoratori dipendenti crea un effetto distorsivo. L'Ufficio Parlamentare di Bilancio parla di trappola della povertà, che scoraggia il lavoro e nuovi accordi contrattuali. Il perché spiegato nella relazione presentata il 19 giugno 2024
Bonus in busta paga per i lavoratori dipendenti ad effetto ambiguo.
Se da un lato ha contribuito a redistribuire il prelievo fiscale e contributivo, avvantaggiando i titolari di redditi più bassi, dall’altro il meccanismo per fasce di reddito e non per scaglioni finisce con il creare distorsioni anche sul mercato del lavoro.
A evidenziarlo è l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, nel “Rapporto sulla politica di bilancio” presentato alla Camera il 19 giugno 2024.
Il bonus in busta paga dei dipendenti è una trappola della povertà, lo dice l’UpB
Non è la prima volta che l’UpB parla di “trappola della povertà” riferendosi agli interventi in materia di IRPEF e, più in generale, sul fronte delle buste paga dei lavoratori dipendenti.
Nel report pubblicato il 19 giugno viene posto nuovamente l’accento sulle distorsioni del sistema di agevolazioni introdotte in favore dei titolari di redditi più bassi, guardando nello specifico alla struttura del bonus contributivo confermato dalla Legge di Bilancio 2024.
Si tratta del taglio del cuneo fiscale, l’esonero riconosciuto sui contributi IVS a carico dei lavoratori nella misura di:
- 6 punti percentuali per le retribuzioni imponibili fino a 2.692 euro;
- 7 punti percentuali per le retribuzioni imponibili fino a 1.923 euro.
Il bonus in busta paga dei dipendenti è riconosciuto entro specifici limiti di reddito, ed è più alto fino a 25.000 euro per poi ridursi in caso di redditi superiori ed entro la soglia massima di 35.000 euro.
L’utilizzo del modello per fasce di reddito, e non per scaglioni:
“altera nuovamente il profilo delle aliquote marginali effettive sul reddito da lavoro dipendente, su cui ricordiamo si era intervenuti con le riforme Irpef del 2020 e del 2021 per correggere le distorsioni derivanti del bonus Irpef.”
Una distorsione che crea una “trappola della povertà” vicino ai due limiti di reddito oltre i quali lo sconto contributivo si riduce o si annulla definitivamente.
Bonus in busta paga, basta un euro di reddito per ridurre o azzerare lo sconto
Che la struttura del bonus contributivo sia caratterizzata da non poche criticità non è una novità, e già prima della sua entrata in vigore si era ipotizzato un meccanismo che cancellasse o attenuasse le distorsioni.
Nulla in tal senso è stato tuttavia disposto e quindi di fatto, ad oggi, un:
“aumento di un solo euro del reddito determina una diminuzione dello sconto, e quindi del reddito disponibile, di circa 150 euro quando si superano i 25.000 euro lordi e di circa 1.100 euro superati i 35.000 euro lordi.”
Nei fatti il taglio del cuneo fiscale assume la forma di un disincentivo al lavoro, e così sarebbe soprattutto in caso di conferma in via strutturale della decontribuzione.
Il lavoratore che ad oggi percepisce il bonus contributivo è disincentivato a guadagnare di più, mancando forme di progressività nel riconoscimento o meno del beneficio in busta paga, per evitare l’effetto collaterale del venir meno del “supporto statale”.
L’Ufficio Parlamentare di Bilancio evidenzia poi anche gli impatti più generali sul fronte lavorativo e occupazionale, evidenziando come l’assenza di meccanismi progressivi renderebbe più difficile raggiungere nuovi accordi contrattuali, questione di particolare importanza “dopo la perdita di potere d’acquisto causata dall’inflazione”.
“Con il sistema attuale, considerando dunque anche le alte aliquote fiscali, sarebbe necessario un aumento di salario di circa 2.000 euro per neutralizzare gli effetti del superamento della seconda soglia.”
Le scelte del Governo sul fronte dei meccanismi di riconoscimento di bonus e agevolazioni in busta paga si riverberano quindi sulle politiche aziendali, con un effetto boomerang penalizzante in caso di aumento di redditi e stipendi.
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