Tre è il numero perfetto anche per bitcoin e criptovalute in generale: alla luce della nuova (possibile) tassazione sono tre gli scenari per chi detiene le crypto e sempre tre sono le ipotesi di evoluzione della novità contenuta nella Legge di Bilancio 2025
Chi oggi detiene criptovalute deve guardare con grande attenzione agli sviluppi dell’iter di approvazione della Legge di Bilancio 2025.
In linea di principio, in questo momento si possono seguire tre strade per i propri investimenti:
- vendere tutto entro fine 2024, in modo tale da avere ancora la tassazione attualmente prevista al 26%;
- l’opzione opposta ovvero tenere in portafoglio tutte le cripto attività, magari aspettando che questa scelta fiscale venga modificata in un futuro più o meno prossimo;
- vendere solamente parte delle proprie criptovalute, cercando così di rimanere sotto la soglia di 2.000 euro di plusvalenze.
Riassumendo - Il comma 2 dell’articolo 4 della bozza della Legge di Bilancio 2025 prevede l’innalzamento della tassazione delle plusvalenze e dei proventi derivanti dalle operazioni in cripto-attività, prevista a legislazione vigente con l’applicazione della ritenuta del 26%, con una soglia di esenzione di 2.000 euro, nella misura del 42%. Una violazione palese del principio di uguaglianza.
Stefano Capaccioli, commercialista esperto del mondo cripto e cofondatore di Coinlex, ha poi individuato addirittura una falla normativa, per effetto della quale in realtà per gli anni 2022 e 2023 la tassazione delle cripto sarebbe dovuta essere al 12,50 per cento e non al 26 per cento.
Intervista a Stefano Capaccioli:
Dai dati di monitoraggio risulta un gettito annuo di 27 milioni di euro.
Dall’applicazione dell’aliquota del 42% si stima, invece, derivi un maggior gettito di circa 16,7 milioni di euro su base annua.
Questa ipotesi di norma ha scatenato la reazione degli addetti ai lavori, che hanno denunciato sia l’abnormità di questo aumento sia i possibili effetti distorsivi sull’economia (discriminazione degli investitori, disincentivi alle aziende italiane operanti nell’industria cripto e nel relativo indotto, ecc).
La reazione dei partiti politici di maggioranza e opposizione è arrivata e ha prodotto ulteriori ipotesi di modifica, vediamole nel dettaglio.
Tassazione cripto attività, ipotesi 1: torni tutto come prima
La prima ipotesi in campo leggendo gli emendamenti è quasi banale: ripristinare tutto come era prima, prevedendo in particolare:
- il ripristino dell’aliquota al 26%;
- l’aggiustamento giuridico della questione del 12,50% con un escamotage che eviti la possibile pioggia di richieste di rimborso fiscale sugli ultimi due periodi di imposta;
- conferma della no tax area sotto i 2.000 euro di plusvalenza;
- l’istituzione di un tavolo permanente sull’educazione finanziaria.
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Tassazione criptovalute 2025, ipotesi 2: aliquota al 28% e conferma della no tax area
La seconda ipotesi in campo leggendo gli emendamenti sembra essere scritta quasi da Ponzio Pilato:
- leggero aumento dell’aliquota dal 26 al 28 per cento, al fine di avere comunque un minimo di gettito fiscale teorico in più (cosa che non accadrebbe con l’ipotesi 1 di cui sopra);
- nessun intervento giuridico per la questione del 12,50 per cento;
- conferma della no tax area sotto i 2.000 euro di plusvalenza.
Tassazione criptovalute 2025, ipotesi 3: conferma aliquota al 26% con eliminazione della no tax area
La terza ipotesi in campo leggendo gli emendamenti andrebbe a premiare i grandi investitori in cripto attività a danno dei piccoli risparmiatori.
Nello specifico questa ipotesi prevede:
- eliminazione della no tax area sotto i 2.000 euro di plusvalenza;
- conferma dell’aliquota al 26 per cento;
- l’aggiustamento giuridico della questione del 12,50% con un escamotage che eviti tutti i presupposti per la richiesta di rimborso fiscale sugli ultimi due periodi di imposta.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Tassazione bitcoin: 3 possibili scenari