Legge di Bilancio 2020, rischio aumento delle accise sul gasolio: ma cosa sono e perché si pagano? Hanno una lunga storia, da rintracciare nella guerra di Etiopia nel 1935, e rappresentano una sicurezza per le casse dello Stato.
Aumento accise sul gasolio: fino a quando non sarà definitivamente approvata la Legge di Bilancio 2020, gli automobilisti resteranno sulle spine: stando alle ultime discussioni sulle coperture, c’è il rischio che dal prossimo anno il prezzo del carburante salga.
Le risorse dello Stato sono una coperta corta e il governo sta studiando la formula per coprire le spese necessarie: è questo il tempo in cui si decide su quale fronte investire e da quale fonte attingere. Benzina e gasolio sono un’entrata certa e sicura, un aumento delle accise significa poter contare su una maggiore entrate certa e sicura.
La tutela dell’ambiente, poi, è l’altro alibi per un possibile aumento delle accise. Ma cosa sono e perché si pagano? Hanno una lunga storia, da rintracciare nella guerra di Etiopia, e rappresentano una sicurezza per le casse dello Stato.
Le notizie allarmanti e rassicuranti sull’eventualità di costi più alti si rincorrono, a poche ore dal Consiglio dei Ministri che approverà il testo della Legge di Bilancio da inviare in Europa, sembra sia stato fatto un passo indietro. Ma il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa, è stato chiaro: deciderà Roberto Gualtieri.
Aumento accise sul gasolio, il rischio con la Legge di Bilancio 2020 e le proposte
Al Ministro dell’Economia e delle Finanze l’ultima parola sulle proposte emerse in questi giorni.
Lo scenario più preoccupante vede l’allineamento delle accise sul gasolio a quelle sulla benzina.
Oggi la differenza è notevole, come si legge nel prospetto fornito dall’Agenzia delle Dogane per quanto riguarda le aliquote vigenti nel 2019:
- 728,40 euro per mille litri di benzina;
- 617,40 per mille litri di gasolio.
L’ipotesi, emersa nei giorni scorsi, ha scatenato subito reazioni di allarme: il Codacons in un comunicato stampa pubblicato il 14 ottobre 2019 ha stimato che una parificazione di questo tipo potrebbe portare a un aumento di circa 5,15 euro per ogni pieno.
E stando al numero di automobilisti presenti in Italia, nelle casse dello Stato potrebbero arrivare 2,25 miliardi di euro in più: una somma di cui, verosimilmente, la Manovra ha bisogno.
L’altra ipotesi, non meno preoccupante per i diretti interessanti, è che possano essere cancellate o ridotte le agevolazioni sul gasolio e sulla benzina per gli autotrasportatori e per tutte le altre categorie di lavoratori che ne beneficiano, come gli imprenditori agricoli che hanno una riduzione del 49% per quanto riguarda le accise sulla benzina e del 22% per le accise sul gasolio.
Anche su questo sembra che, nelle ultime ore, il governo abbia fatto un passo indietro. Ma resta il timore di interventi che possano far lievitare i costi per esigenze di cassa.
Aumento accise sul gasolio, il rischio con la Legge di Bilancio 2020: ma cosa sono e perché si pagano?
Le accise su gasolio e benzina sono un’entrata sicura, alta e prevedibile per lo Stato. Questa è la ragione per cui nascono come imposte di scopo, ovvero utili a finanziare interventi che nascono da un’emergenza, ma poi restano.
Si tratta di imposte indirette che hanno origine negli anni 60 dell’Ottocento. Nella sezione Fisco e storia del sito del Ministero dell’Economia e delle Finanze si legge:
“Il vocabolo “accisa” deriva dal termine latino accisus participio passato di accido-accidere, ovvero “cadere sopra”. Con le accise, infatti, lo Stato ‘cade sopra’ un determinato prodotto, prelevando un’imposta al momento della fabbricazione o del consumo del medesimo, nonché all’atto della sua importazione nel territorio dello Stato”.
Una volta inserite nelle previsioni di entrata, fanno fatica a morire, non se ne può più fare a meno. Dalla guerra d’Etiopia al Decreto Fare, passando per il rinnovo dei contratti degli autoferrotranvieri, sono 19 le accise che hanno determinato un’evoluzione del prezzo della benzina.
Valore | Scopo |
---|---|
0,000981 euro | guerra d’Etiopia del 1935-1936 |
0,00723 euro | crisi di Suez del 1956 |
0,00516 euro | disastro del Vajont del 1963 |
0,00516 euro | alluvione di Firenze del 1966 |
0,00516 euro | terremoto del Belice del 1968 |
0,0511 euro | terremoto del Friuli del 1976 |
0,0387 euro | terremoto dell’Irpinia del 1980 |
0,106 euro | missione ONU guerra del Libano del 1982-1983 |
0,0114 euro | missione ONU guerra in Bosnia del 1996 |
0,02 euro | rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004 |
0,005 euro | acquisto di autobus ecologici nel 2005 |
0,0051 euro | terremoto dell’Aquila del 2009 |
da 0,0071 a 0,0055 euro | finanziamento alla cultura nel 2011 |
0,04 euro | arrivo dei migranti dopo la crisi libica del 2011 |
0,0089 euro | alluvione che ha colpito la Liguria e la Toscana nel novembre 2011 |
0,082 euro | decreto Salva Italia nel dicembre 2011 |
0,024 euro | terremoti dell’Emilia del 2012 |
0,005 euro | finanziamento del Bonus gestori e la riduzione delle tasse ai terremotati dell’Abruzzo |
0,0024 euro | finanziamento di alcune spese del decreto Fare Nuova Sabatini |
Non è propriamente corretto dire che l’accisa per la guerra di Etiopia gravi ancora sul nostro carburante, ma neanche che sia stata cancellata del tutto: grazie a un input dell’Unione Europea nel 1995 è nato il Testo Unico delle Accise, il decreto legislativo numero 504 del 26 ottobre, in cui si le voci di scopo si sono via via evolute e sedimentate.
In ogni caso la storia delle accise ha portato al valore che oggi, insieme all’IVA, grava su benzina e gasolio, e resta un punto interrogativo preoccupante sul futuro.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Legge di Bilancio 2020, rischio aumento accise sul gasolio: perché si pagano?