Anche il sistema di agevolazioni ha un impatto sull'occupazione femminile e può veicolare messaggi diversi: l'assegno unico premia l'ingresso delle donne nel mondo del lavoro, l'ISEE lo penalizza
Nell’ultima fotografia dell’Italia fornita dall’ISTAT a luglio dello scorso anno, nel mondo del lavoro le donne e gli uomini tra i 20 e i 64 anni viaggiano a quasi 20 passi di distanza.
A determinare una differenza di 19,8 punti percentuali nel tasso di occupazione femminile e quello maschile del 2022 è un campo di forza in cui fattori di natura diversa, economica, culturale, demografica, fanno la loro parte.
E anche il sistema di agevolazioni per la famiglia gioca un ruolo importante e può dare messaggi diversi.
Come il calcolo di assegno unico e ISEE possono incidere sull’occupazione femminile
L’assegno unico, ad esempio, premia l’ingresso o la permanenza nel mondo del lavoro del secondo coniuge, scelta che, invece, non è valorizzata nel calcolo dell’ISEE, Indicatore della Situazione Economica Equivalente, che è chiave di accesso a una serie di strumenti di sostegno.
Guardando ai dati sull’occupazione è chiaro che in Italia, di solito, il secondo percettore di reddito in famiglia è donna.
Per la proprietà transitiva, quindi, il meccanismo alla base dell’ISEE e dell’assegno unico, che pure sono collegati tra loro, agiscono in maniera diversa sull’occupazione femminile: il primo con una forza contraria, il secondo con una spinta.
A spiegare in che modo i due strumenti del sistema di agevolazioni per la famiglia esercitano la loro forza è la Banca d’Italia nello studio pubblicato a giugno 2023 Women, labour markets and economic growth.
La regola sul calcolo dell’ISEE su cui porre l’attenzione è la deduzione del reddito da lavoro pari al 20 per cento e fino a un massimo di 3.000 euro, che è fissa e non si modifica nel caso in cui a lavorare in una famiglia siano entrambi i coniugi.
“Poiché la detrazione per i redditi da lavoro non dipende dal numero di percettori nella famiglia, ne consegue che il reddito da lavoro della moglie - molto probabilmente il secondo percettore - ha meno probabilità di beneficiare della detrazione rispetto al reddito del marito (o di una persona sola). Di conseguenza, il reddito del secondo percettore di reddito ha un peso relativamente più elevato nel calcolo dell’ISEE”.
Il risultato? “Scoraggia l’offerta di lavoro femminile”, ovvero la scelta di entrare o rientrare nel mondo del lavoro, o comunque non la valorizza.
Di segno opposto, invece, è il messaggio che arriva dal calcolo dell’assegno unico, il contributo mensile previsto per i figli e le figlie fino a 21 anni introdotto per unire in un solo strumento le misure a sostegno della genitoriali.
In questo caso, infatti, è previsto un bonus secondo percettore di reddito che premia le famiglie in cui entrambi i coniugi lavorano con una maggiorazione dell’importo mensile di circa 34 euro per le famiglie con un ISEE fino a 17.090,65, che si riduce progressivamente fino ad azzerarsi intorno alla soglia dei 45.000 euro.
“Nel progettare questo strumento, il legislatore ha quindi cercato di compensare, almeno in parte, l’impatto negativo che il sussidio potrebbe avere sull’offerta di lavoro del secondo percettore. Da questo punto di vista, l’AUU è un unicum nel sistema italiano di imposte e trasferimenti, anche se è certamente vero che il trasferimento in caso di lavoro potrebbe essere più generoso e parametrato alle ore effettivamente lavorate (per stimolare anche il margine intensivo dell’occupazione)”.
Spiega ancora la Banca d’Italia.
L’occupazione femminile ha un costo più alto di quella maschile per le famiglie
Non è un bonus di 35 euro che crea le condizioni favorevoli per l’occupazione femminile, così come non è il calcolo dell’ISEE a frenare in maniera diretta l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro.
Ma è rilevante sottolineare che la spinta positiva dell’assegno unico rappresenta una eccezione in un intero sistema che rallenta anziché accelerare il recupero di quei 20 passi di distanza.
Questa forza contraria è ben descritta dall’ effective participation tax rate calcolato dalla Banca d’Italia che, in estrema sintesi, misura la quota di guadagni che vengono tassati in termini di aumento della tassazione o di perdita di benefici per una persona che accetta un lavoro.
Dall’analisi emerge che per le donne lavorare ha un costo più alto, un dato non trascurabile che potenzia l’effetto freno, che deriva dal peso (sbilanciato) del lavoro domestico all’interno delle famiglie, dalla carenza dei servizi di cura, dalla doppia presenza (nel lavoro familiare ed extrafamiliare) a cui si è destinate, e che rende un po’ più comprensibile la distanza tra uomini e donne nel mondo del lavoro.
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Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: L’assegno unico premia l’occupazione femminile, l’ISEE non la valorizza