Agevolazioni imprese, confermato lo stop all’ACE: resta un vuoto colmato dalle promesse

Rosy D’Elia - Imposte

Sull'abolizione dell'ACE non si torna indietro, lo conferma il Ministro dell'Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti nel question time del 17 luglio. Ma non tutte le agevolazioni per le imprese che dovrebbero sostituire la misura sono pienamente concrete

Agevolazioni imprese, confermato lo stop all'ACE: resta un vuoto colmato dalle promesse

Sull’abolizione dell’ACE, l’Aiuto alla Crescita Economica, non si torna indietro, parola del Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti.

È una misura che appartiene ormai al passato, ma il vuoto che lascia dovrebbe essere colmato da agevolazioni per le imprese attuate con ritardo, che non sono ancora pienamente operative o che sono solo delle intenzioni, come nel caso degli incentivi 5.0 o delle riduzioni previste dalla nuova IRES.

Sono più le promesse che gli strumenti concretamente accessibili.

Confermato lo stop all’ACE, le imprese puntino su altre agevolazioni

“Il 25,3 per cento delle imprese risulterà svantaggiato dalla soppressione dell’ACE, attraverso la eliminazione della deducibilità della remunerazione figurativa del capitale proprio (nuove azioni e autofinanziamento)”, si legge nell’analisi Effetti dei provvedimenti fiscali sulle imprese diffusa dall’ISTAT il 5 luglio scorso.

E, secondo l’Istituto, soltanto il 5,6 per cento delle aziende otterrà dei benefici dalla maxi deduzione prevista per le assunzioni a tempo indeterminato prevista per il 2024 e introdotta dalla riforma fiscale proprio per compensare l’addio all’ACE.

Le cifre denotano una perdita importante per il panorama imprenditoriale italiano, ma per il Ministero dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, intervenuto sul tema nel question time alla Camera del 17 luglio, il calcolo costi benefici è più complesso e articolato:

“ogni valutazione in merito ai benefici fiscali derivati dalle misure in commento non può prescindere dalle analisi compiuta di tutti gli strumenti previsti a legislazione vigente”.

L’appunto che arriva dal numero uno di via XX Settembre è senz’altro condivisibile, almeno in teoria. In pratica, qui e ora, il vuoto lasciato dall’ACE sembra essere colmato soltanto dalle promesse.

Nel pacchetto di agevolazioni alle imprese da considerare, citato da Giorgetti, oltre alla maxi deduzione per le assunzioni, attuata con estremo ritardo, ci sono anche misure “volte a incentivare gli investimenti innovativi e funzionali alla transizione ecologica, quali il credito d’imposta Transizione 4.0 (per un valore pari a 7,7 miliardi di euro per gli investimenti effettuati nel 2024 e 8 miliardi di euro per gli investimenti effettuati nel 2025) e Transizione 5.0 (per un valore di 6,3 miliardi di euro)”.

Ma perché le misure siano efficaci c’è bisogno di certezze e, per ora, sugli incentivi 5.0 ci sono solo attese: il decreto attuativo, necessario per definire il perimetro in cui le imprese dovranno muoversi per mettere in atto gli investimenti agevolabili, doveva essere approvato entro il 1° aprile, resta ancora fermo alla Corte dei Conti.

Agevolazioni imprese: il vuoto dello stop all’ACE colmato dalle promesse

E mentre il presente richiede ancora delle risposte concrete, Giorgetti, tracciando il panorama delle agevolazioni per le imprese che dovrebbero colmare il vuoto dell’ACE, guarda già al futuro:

“Oltre alle misure già adottate i principi di delega per la revisione del sistema di imposizione sui redditi delle società e degli enti, ai quali sarà data attuazione, prevedono una riduzione dell’aliquota IRES nei casi in cui società ed enti rispettino, nei due periodi d’imposta successivi a quello nel quale è stato prodotto il reddito, entrambe le seguenti condizioni: una somma corrispondente, in tutto o in parte, al detto reddito sia impiegata in investimenti, con particolare riferimento a quelli qualificati, e in nuove assunzioni; gli utili non siano distribuiti o destinati a finalità estranee all’esercizio dell’attività d’impresa”.

Le nuove agevolazioni IRES dovrebbero essere disegnate anche per “favorire la patrimonializzazione delle imprese, funzione a suo tempo svolta dall’ACE”, sottolinea il Ministro dell’Economia e delle Finanze.

Ma anche sui prossimi passi della riforma fiscale le certezze sono poche. Per ora i lavori sono fermi “è chiaro che ulteriori interventi richiederanno delle risorse, come voi sapete noi siamo sempre cauti e molto attenti ai conti pubblici, quindi laddove verranno individuate ulteriori risorse proseguiremo in alcuni aspetti che dovranno essere completati”, ha sottolineato il viceministro Maurizio Leo nella conferenza stampa del 4 luglio scorso.

Anche alla luce della scadenza della maxi deduzione per le assunzioni, prevista solo per quest’anno, ai nodi da sciogliere per il 2025 si aggiunge, quindi, la ridefinizione del pacchetto di agevolazioni previste per le imprese: per ora, il vuoto lasciato dall’ACE è tutt’altro che colmato.

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