Pensioni, quali prospettive dopo le elezioni del 25 settembre 2022? Flessibilità è la parola chiave per tutti i partiti in campo e tra le proposte spiccano lo stop all'adeguamento dell'età pensionabile, Quota 41 per tutti e nuove vie per la pensione anticipata. Un'analisi delle ricette proposte per superare la riforma Fornero.
Pensioni ed elezioni politiche: quali sono le proposte in campo?
La competizione elettorale è ormai alle porte: il prossimo 25 settembre tutti i cittadini italiani che hanno compiuto i 18 anni saranno chiamati alle urne per eleggere il nuovo Parlamento composto, per la prima volta, dopo 74 anni dalla nascita della Costituzione italiana, da 400 deputati e 200 senatori.
I risultati elettorali sono scanditi da sondaggi giornalieri che inseguono la crescita o la riduzione dei consensi mentre le piazze, le strade e le televisioni ospitano illustri esponenti politici che tentano di spiegare agli elettori le loro proposte per il Paese, ma finiscono spesso in insulti e accuse reciproche.
Una campagna elettorale urlata nelle piazze e nei talk show ha di fatto finora lasciato poco spazio ai contenuti e alle proposte concrete sui temi che maggiormente interessano gli elettori.
Uno di questi argomenti è sicuramente quello delle pensioni: gli schieramenti dovranno “mettere le toppe”, dopo le elezioni, alla tanto paventata riforma “Fornero” (art. 24 decreto-legge 6 dicembre 2011 n.201).
Le stesse forze politiche che, ai tempi del Governo Monti, votarono la riforma spinte dal bisogno di ridurre la spesa pubblica ed evitare il default dello Stato italiano, oggi si affannano a proporre soluzioni per evitare, già dal 1° gennaio 2023, le regole severe della Fornero.
Ma vediamo nel dettaglio quali sono le proposte in campo.
Pensioni: quali prospettive? Le proposte dei partiti in campagna elettorale
In tutti i programmi elettorali ricorre la parola flessibilità: il diritto a una vecchiaia serena deve essere garantito, nelle intenzioni di Fratelli d’Italia, da un accesso agevolato alla pensione che aiuti il ricambio generazionale.
Dunque, stop all’adeguamento automatico dell’età pensionabile alle aspettative di vita, rinnovo di Opzione donna e garanzie pensionistiche per i giovani che andranno in pensione con il contributivo.
Ma il partito di Giorgia Meloni si spinge oltre ed ipotizza il ricalcolo delle pensioni d’oro, l’adeguamento delle pensioni minime e di quelle sociali e l’aumento strutturale delle pensioni di anzianità.
Innovativa sembrerebbe la proposta di agevolazioni fiscali per pensionati e over 65 che sostengono oneri diretti e indiretti in favore di parenti under 36, come spese sanitarie o per attività sportive dilettantistiche e canoni di locazione.
Sull’uscita anticipata dal mondo del lavoro e garanzie per le giovani generazioni con carriere discontinue punta anche il Partito Democratico: si propongono meccanismi flessibili di pensione da 63 anni e l’accesso agevolato per lavori gravosi, usuranti o di cura familiare.
Si sostiene il rinnovo di Opzione donna e l’APE sociale e si ipotizza il part time retribuito dai 66 anni oltre alla revisione dei contributi da lavoro domestico.
Pensioni a 1.000 euro, quota 41 e non solo: le proposte dei partiti
Forza Italia azzarda aumenti a 1000 euro, per 13 mensilità, per pensioni minime, di invalidità, alle mamme e alle nonne, mentre la Lega prova a pensare ad una riforma più ambiziosa: si va dal riconoscimento di un anno di contribuzione figurativa e anticipo di pensione per ogni figlio alla pensione di vecchiaia per le donne a 63 anni con 20 anni di contributi.
Si chiede la proroga dell’APE sociale, la rivalutazione annuale degli importi e la pensione di garanzia a 1000 euro per giovani con carriere discontinue.
La proposta più discussa su giornali e talk show sembra essere però Quota 41: tutti in pensione con 41 anni di contributi versati.
Le proposte in generale non sembrano troppo lontane da quelle del Movimento 5 Stelle: il partito grillino pensa alla pensione anticipata per le lavoratrici, alla flessibilità in uscita e all’ampliamento delle categorie dei lavori gravosi e usuranti.
Azione-Italia Viva chiede la revisione della soglia dei 5.000 euro sopra la quale le associazioni sportive devono pagare i contributi pensionistici e propone pensioni a 65 anni per tutti e l’aumento a 850 euro delle pensioni minime.
Italexit vuole forme di anticipazione per i docenti e il personale Ata delle scuole mentre per l’alleanza Verdi - Sinistra reclama a gran voce l’adeguamento semestrale di salari e pensioni all’inflazione, pensioni minime a 1.000 euro e pensioni a 62 anni per tutti con 41 anni di contributi, valorizzando la disoccupazione involontaria, il lavoro di cura non retribuito e la maternità.
Infine, Più Europa propone flessibilità in uscita prima dei 67 anni, chiedendo però garanzie di sostenibilità nel lungo periodo del sistema pensionistico.
Pensioni, serve uno sforzo comune dopo le elezioni del 25 settembre
Nessun partito si spinge ad ipotizzare forme di finanziamento di misure sicuramente costose per le casse dello Stato seppur necessarie, ma tutti hanno un unico proposito: evitare di andare in pensione a 67 anni e con le norme attuali, complesse e spesso penalizzanti.
Servirà uno sforzo comune, dopo l’appuntamento elettorale del 25 settembre, per mettere a fattor comune proposte più o meno distanti e spesso confusionarie, nell’interesse di tutti gli italiani.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Pensioni: quali prospettive? Le proposte dei partiti in campagna elettorale