È stato approvato l’emendamento inserito nel DL Crescita che consentirà a coloro che hanno diritto alla pensione di vecchiaia e il requisito minimo contributivo di andare in pensione anticipata.
Via libera all’emendamento al DL crescita, presentato dal Movimento 5 stelle e dalla Lega, che consentirà a coloro che si trovano a non più di 60 mesi dal conseguimento del diritto alla pensione di vecchiaia e che abbiano maturato il requisito minimo contributivo.
Questo però varrà solo per le imprese che hanno alle loro dipendenze più di 1.000 impiegati.
Inizialmente l’emendamento prevedeva uno scivolo di 7 anni e la possibilità quindi di vedersi riconosciuta un’indennità «commisurata al trattamento pensionistico lordo» maturato al momento della cessazione del rapporto di lavoro.
Ma vediamo nel dettaglio cosa prevede lo scivolo dei 5 anni e come potrà essere riconosciuto.
Pensioni, ultime novità: approvato lo scivolo di 5 anni per le imprese con più di 1.000 dipendenti
Le aziende con più di 1.000 dipendenti potranno decidere di mandare in pensione anticipata coloro che si trovano a non più di 60 mesi dal conseguimento del diritto alla pensione di vecchiaia e che abbiano maturato il requisito minimo contributivo.
Inizialmente la proposta prevedeva la possibilità di andare in pensione con 7 anni di anticipo ma poi questa è stata modificata riducendo il periodo a 5 anni.
La misura, in via sperimentale per gli anni 2019 e 2020, riguarda le aziende impegnate “in una strutturale modifica dei processi aziendali finalizzati al progresso e allo sviluppo tecnologico delle attività”.
L’obiettivo è quello di garantire il turnover e quindi di favorire l’assunzione di giovani e di modificare le competenze in organico, consentendo invece a chi lavora di andare in pensione anticipatamente.
Pensioni ultime novità: le regole sul maxi scivolo di 5 anni per le imprese con più di 1.000 dipendenti
Il maxi scivolo di 5 anni approvato dalle commissioni Bilancio e Finanze della Camera potrà essere riconosciuto anche per il tramite dei fondi di solidarietà bilaterali, se già costituiti o in corso di costituzione, senza dover modificare i rispettivi statuti.
L’approvazione dell’emendamento proposto dalla maggioranza consentirà alle imprese con più di 1.000 dipendenti di iniziare un percorso di rinnovamento tecnologico.
Questa però non è l’unica novità riguardante il Decreto Crescita che contiene anche altre misure, come la riduzione dell’Ires.
La proposta di modifica prevede l’applicazione dell’aliquota Ires del 20% dal 2023 sugli utili di esercizio accantonati a riserve diverse da quelle di utili non disponibili, nei limiti dell’incremento di patrimonio netto, ad esclusione delle banche.
Le risorse per introdurre la suddetta misura verranno prelevate dal Fondo per quota 100.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Pensioni, ultime novità: maxi scivolo di 5 anni per le imprese