Decreto flussi 2023: in un giorno sono state presentate richieste per il triplo delle quote disponibili. Il Ministero del Lavoro ha avviato un confronto con le parti sociali per analizzare il fabbisogno delle imprese e determinare le quote massime ideali per il triennio 2023/2025
Il 27 marzo è stato un vero e proprio click day per il decreto flussi 2023, in poche ore, infatti, sono state presentate 240.000 domande per l’ingresso di lavoratori stranieri in Italia a fronte del limite massimo previsto di 82.705 tra ingressi dall’estero e conversioni di permessi di soggiorno autorizzati.
Come si legge nel comunicato stampa del Ministero del Lavoro del 28 marzo 2023, è stato avviato un confronto con le parti sociali con l’obiettivo di effettuare un’analisi del mercato del lavoro che possa portare alla definizione delle quote massime di ingresso ideali per il triennio 2023/2025.
La previsione sarà condivisa entro il prossimo 5 aprile. Le parti sociali hanno sottolineato l’urgenza di emanare un nuovo decreto flussi che possa assorbire le domande che eccedono le quote previste.
Inoltre, è stato chiesto di semplificare ulteriormente le procedure in modo tale da renderle più flessibili e corrispondenti alle esigenze del mercato.
Decreto Flussi 2023: boom di domande in poche ore, ipotesi di nuovi ingressi
Lo scorso 27 marzo 2023 è stata aperta la procedura di domanda per il nulla osta che permette a cittadini e cittadine non comunitarie di entrare in Italia per motivi di lavoro.
La quota di persone a cui è consentito l’ingresso viene stabilita ogni anno dal Decreto Flussi, che per il 2023 ha previsto una quota massima di 82.705 lavoratori e lavoratrici.
Si tratta di una quota superiore rispetto a quelle dello scorso anno (69.700), ma non è stato comunque sufficiente per evitare il click day all’apertura delle domande. A fine giornata, infatti, sono state presentate 240.000 richieste a fronte del limite massimo tra ingressi dall’estero e conversioni di permessi di soggiorno autorizzati.
Come si legge nel comunicato stampa del Ministero del Lavoro del 28 marzo 2023, per trovare una soluzione al fabbisogno delle imprese, è stato avviato un confronto con le parti sociali con lo scopo di completare un’analisi del mercato del lavoro che possa contribuire alla definizione delle quote massime di ingressi ingressi di lavoratori stranieri in Italia per il triennio 2023-2025.
Il cosiddetto decreto Cutro, DL n. 20/2023, infatti, oltre ad aver previsto diverse modifiche e semplificazioni relative al decreto flussi, ha introdotto una nuova procedura per quanto riguarda la definizione delle quote di ingresso, che verranno pianificate su un periodo triennale anziché annuale.
Le organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori maggiormente rappresentative sul piano nazionale che hanno partecipato all’incontro si sono impegnate a condividere una previsione puntuale dei fabbisogni occupazionali, stagionali e non stagionali, nei settori di riferimento entro il 5 aprile.
Decreto Flussi 2023: chiesti più ingressi e semplificazione delle procedure
Si fa spazio, dunque, l’ipotesi di un nuovo decreto flussi che possa assorbire le domande presentate che hanno superato le quote disponibili e che pertanto non possono essere accettate.
La richiesta delle parti sociali è proprio questa, cioè emanare un nuovo provvedimento nelle more della predisposizione del nuovo piano triennale previsto dal decreto Cutro, oltre che ridurre gli ulteriori adempimenti a carico dei datori di lavoro.
Dalla riunione non è emersa solamente la necessità di un notevole allargamento delle quote di ingresso, ma anche dell’estensione dei Paesi di provenienza dei lavoratori previsti e dei settori di impiego dei lavoratori.
Come riportato da ANSA, infatti, secondo Coldiretti ci sarebbe bisogno di almeno 100.000 lavoratori nelle campagne per colmare la mancanza di manodopera. Ma l’agricoltura non è l’unico settore in difficoltà, Assindatcolf (Associazione Sindacale Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico), ad esempio, chiede di allargare il decreto flussi anche a colf e badanti, finora esclusi. Si tratta di un settore che secondo l’associazione richiede 23.000 nuovi lavoratori l’anno.
Le organizzazioni intervenute, inoltre, hanno chiesto una ulteriore semplificazione delle procedure, in modo tale da renderle più flessibili e coerenti con le esigenze del mercato del lavoro, che non sempre si possono programmare con così largo anticipo.
Una delle ipotesi avanzate in questo senso sarebbe la riduzione del tempo tra l’invio della domanda e l’arrivo dei lavoratori in Italia e l’introduzione di un meccanismo che permetta di assumere lavoratori non comunitari già presenti in Italia ma che non dispongono del permesso di soggiorno.
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