Congedo di paternità: il 35% dei papà non lo utilizza

Francesco Rodorigo - Leggi e prassi

L'utilizzo del congedo parentale è triplicato rispetto al 2013 ma il 35 per cento dei papà ancora non lo utilizza. Come funziona e come si richiede

Congedo di paternità: il 35% dei papà non lo utilizza

Il congedo di paternità è una misura di tutela finalizzata a una genitorialità condivisa che nonostante la crescita negli ultimi anni è ancora poco utilizzata.

Dal 2013 al 2022 l’utilizzo è triplicato ma il 35 per cento dei neo papà ancora non richiede i giorni di congedo a cui avrebbe diritto.

A fornire una panoramica sui numeri aggiornati è il report condiviso INPS-Save the Children, pubblicato il 17 marzo.

Tra chi lo usa ci sono evidenti disparità, territoriali e di reddito.

Congedo di paternità: il 35% dei papà non lo utilizza

A pochi giorni dalla festa del papà INPS e Save the Children hanno condiviso il report con i dati sull’utilizzo del congedo di paternità.

Le tutele finalizzate a raggiungere una genitorialità condivisa in Italia hanno compiuto importanti passi avanti negli ultimi anni anche se nel carico di cura dei figli permane un forte squilibrio tra i generi.

Il congedo di paternità permette di assentarsi per 10 giorni in occasione della nascita del figlio o della figlia. È però una tutela giovane (è stata introdotta nel 2013) e ancora troppo debole e poco utilizzata.

A dimostrarlo sono anche i dati pubblicati questa mattina. Il padre che usufruisce del congedo di paternità in Italia vive al Nord, ha un contratto di lavoro stabile e un reddito tra i 28.000 e i 50.000 euro.

Sebbene l’utilizzo sia cresciuto nel tempo, è triplicato dal 2013 al 2022, il 35 per cento dei neo papà non richiede i giorni di congedo a cui avrebbe diritto.

Sono quindi più di 3 padri su 5 ad utilizzarlo ma, come detto, ci sono notevoli differenze che dipendono sia dal territorio dove si risiede, sia dalla dimensione aziendale, che dal tipo di contratto lavorativo.

Ad utilizzare maggiormente il congedo sono i padri che hanno un contratto di lavoro a tempo indeterminato (circa il 70 per cento) e con un reddito medio alto (l’83 per cento guadagna tra i 28.000 e i 50.000 euro).

Ad influire è anche la dimensione dell’azienda in cui si lavora. Solo il 40 per cento dei padri che lavorano in aziende con meno di 15 dipendenti ricorre al congedo. La percentuale sale all’80 per cento nelle aziende con più di 100 dipendenti.

Da ultimo, come anticipato, l’uso del congedo di paternità non è omogeneo sul territorio nazionale: al Nord viene utilizzato dal 76 per cento dei padri aventi diritto, una percentuale quasi doppia rispetto quella osservata al Sud e nelle Isole (44 per cento).

Quello che è certo è che il lavoro da fare è ancora molto per arrivare a un pieno cambiamento culturale.

“È essenziale investire nel rafforzamento di questa misura per tutti i lavoratori, non solo quelli dipendenti. Un congedo più lungo, inoltre, contribuirebbe al bilanciamento tra responsabilità genitoriali, promuovendo una visione più paritaria tra uomini e donne e favorendo il consolidarsi di modelli culturali liberi da stereotipi di genere.”

Così Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children.

INPS e Save the Children
Tasso di utilizzo del congedo di paternità

Congedo di paternità: come funziona e come fare domanda

Come detto il congedo di paternità consiste nella possibilità di astenersi per 10 giorni (20 in caso di parto plurimo) dal lavoro, coperti da una indennità pari al 100 per cento della retribuzione, in occasione della nascita di un figlio o di una figlia oppure in caso di adozione o affidamento.

A differenza del congedo facoltativo, spetta a prescindere dalle condizioni della madre.

Ad averne diritto sono i lavoratori dipendenti del settore pubblico e privato, mentre sono esclusi gli autonomi e gli iscritti alla gestione separata INPS.

Il congedo può essere richiesto dai 2 mesi precedenti la data del parto fino ai 5 mesi successivi alla nascita, anche durante il congedo di maternità.

La richiesta per usufruire dei giorni di congedo deve essere presentata almeno 5 giorni prima al datore di lavoro e la domanda deve essere presentata in forma scritta e nelle modalità indicate dall’azienda.

I lavoratori che ricevono il pagamento diretto da parte dell’INPS, invece, devono presentare la richiesta direttamente all’Istituto.

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