Cedolare secca per gli affitti brevi entro il limite di due appartamenti all'anno, per poi scattare l'obbligo di partita IVA. Questa una delle novità del DDL Turismo che punta a introdurre nuove regole nell'ambito delle locazioni da parte di privati
La cedolare secca sugli affitti brevi potrà essere applicata per un massimo di due immobili locati nel corso dell’anno.
Si presumerà svolta in forma imprenditoriale, e quindi scatterà l’obbligo di partita IVA, l’attività di locazione di un numero di appartamenti superiore a tale soglia.
Le novità sono contenute nel DDL Turismo predisposto dal Ministro Santanché, che punta a rispondere alle problematiche in materia di affitti sorte a seguito dell’aumento del fenomeno degli affitti brevi, anche mediante piattaforme.
Cosa cambia per i locatori? Non solo l’obbligo di partita IVA ma anche quello di presentazione della SCIA allo Sportello unico per le attività produttive.
Cedolare secca, nuova stretta sugli affitti brevi: cosa cambia con il DDL Turismo
È stato il decreto legge n. 50/2017 ad aver introdotto una prima forma di regolamentazione degli affitti brevi, introducendo quella che sin da subito è stata definita come la tassa Airbnb, con il fine di prevedere l’adempimento degli obblighi fiscali anche nell’ambito delle locazioni turistiche mediante portali di intermediazione immobiliare.
La norma è stata successivamente rivista dalla Legge di Bilancio 2021, con la quale è stato esteso agli affitti brevi il regime della cedolare secca del 21 per cento, ma con paletti più chiari.
Quattro il numero massimo di appartamenti per i quali al momento è possibile beneficiare della cedolare secca, la tassazione sostitutiva IRPEF che prevede l’applicazione di un’aliquota di imposta ridotta rispetto a quelle ordinarie.
Il limite previsto è tuttavia destinato a scendere, almeno secondo le anticipazioni relative al DDL Turismo predisposto dal Ministro Santanché, che fissa ad un massimo di due appartamenti per periodo d’imposta il tetto massimo per beneficiare della tassazione ridotta.
In caso di superamento del numero massimo di due immobili affittati per breve periodo, non solo si passerà alla tassazione ordinaria IRPEF ma l’attività di locazione, da chiunque esercitata, si presumerà svolta in forma imprenditoriale.
Stop cedolare secca, obbligo di partita IVA per chi affitta più di due appartamenti
L’attività di locazione breve per più di due appartamenti per periodo d’imposta comporterà quindi l’obbligo di apertura della partita IVA, ma non solo.
Così come riportato nella bozza del disegno di legge in circolazione, sarà altresì necessario presentare la SCIA, segnalazione certificata di inizio attività, allo Sportello unico per le attività produttive, il SUAP.
Secondo quanto anticipato dal Sole24Ore le novità si applicheranno anche alle locazioni brevi fino a 30 giorni, ai contratti transitori così come a tutti gli altri contratti aventi ad oggetto la concessione in godimento, per finalità turistiche, di unità immobiliari ad uso abitativo.
Una norma quindi dalla portata ampia, così come sarà ampio il perimetro dei nuovi obblighi previsti per gli affitti turistici.
Alle novità fiscali si affiancheranno infatti le normative e gli adempimenti in materia di antincendio, con l’introduzione negli appartamenti di rilevatori di monossido di carbonio, così come si va verso la previsione di un minimun stay, ossia la possibilità di dare case in locazione per soggiorni pari almeno a due notti nei centri storici delle città metropolitane.
Una regolamentazione che, quindi, punta a porre un freno al fenomeno degli affitti brevi. Si resta in attesa della presentazione del testo del DDL Turismo in Parlamento per un’analisi più puntuale delle misure previste.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Cedolare secca, nuova stretta sugli affitti brevi: cosa cambia con il DDL Turismo