Anche gli influencer devono pagare le tasse. Come funziona la tassazione in Italia? Ci sono diversi parametri da considerare, in primo luogo il regime fiscale

La professione del content creator è in continuo divenire: secondo il rapporto I-COM (Istituto per la competitività) 2024, in Italia si contano 82 influencer ogni 100.000 abitanti, terzo Paese in Europa, dopo Spagna e Regno Unito.
Più in generale, l’influencer marketing in Italia conta oltre 50.000 posti di lavoro, tra diretti e indiretti.
I ricavi medi annui di questo business raggiungono gli 84.028 euro. Per questo motivo è importante una corretta gestione fiscale dei guadagni.
I guadagni, come noto, possono derivare da diverse fonti: direttamente dalla piattaforma social, sponsorizzazioni, affiliate marketing, merchandising e altro ancora.
In Italia è possibile optare per diversi regimi contabili, a seconda della situazione economica e del volume d’affari.
Un passaggio obbligato è l’apertura della partita IVA, con la scelta del codice Ateco. A questo proposito, dal 1° gennaio 2025 è disponibile il nuovo codice dedicato agli influencer: 73.11.03.
La tassazione in regime ordinario
Con la partita IVA in regime ordinario si paga l’IRPEF (l’imposta sul reddito delle persone fisiche) nelle modalità definite dalla Legge di Bilancio 2025, ovvero in base a 3 diversi scaglioni di reddito.
Aliquote IRPEF 2025 | Scaglioni di reddito |
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23 per cento | Fino a 28.000 euro |
35 per cento | Da 28.001 a 50.000 euro |
43 per cento | Da 50.001 |
Per i lavoratori autonomi è prevista una no tax area sotto la quale non sono dovute imposte. Per il 2025 è pari a 5.500 euro.
La tassazione in regime forfettario
Quello forfettario invece è un regime fiscale di vantaggio che si applica quando i ricavi non superano la soglia di 85.000 euro annui.
Permette di accedere ad una flat tax del 15 per cento, ridotta al 5 per cento nei primi 5 anni di attività.
Per calcolare il reddito imponibile su cui va applicata l’imposta sostitutiva bisogna individuare il coefficiente associato al proprio codice ATECO e moltiplicarlo per i ricavi calcolati secondo il principio di cassa.
In alternativa è possibile accedere anche al regime semplificato. Qui la tassazione prevede le stesse imposte di quello ordinario ma il calcolo del reddito imponibile avviene seguendo il principio di cassa. La semplificazione è che non c’è l’obbligo di redigere a fine anno il bilancio e una serie di scritture contabili.
Il versamento dei contributi
Gli influencer devono anche essere iscritti ad una gestione previdenziale. Le regole sono state fissate dall’INPS nella circolare n. 44/2025.
Di seguito il possibile inquadramento previdenziale di content creator e influencer in base alla tipologia di attività svolta. Si dovranno versare i contributi pervisti dalla relativa gestione.
Attività svolta | Inquadramento previdenziale |
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Vendita video, gestione banner pubblicitari e conduzione di campagne marketing | Gestione separata INPS commercianti |
Prestazione di servizi attraverso un lavoro senza vincoli di subordinazione o parasubordinazione, con prevalenza di attività personale e intellettuale, e al di fuori dell’esercizio di un’attività di impresa | Gestione separata INPS autonomi e professionsiti senza cassa |
Content Creator che svolgono prestazioni artistiche, culturali e di intrattenimento attraverso le quali vengono veicolati (dietro compenso) messaggi pubblicitari e attività di digital marketing, che si concreta nella diffusione su blog, vlog e social network di foto, video e commenti da parte di blogger e influencer | Fondo Pensioni per i Lavoratori dello Spettacolo (FPLS) |
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: La tassazione sugli influencer