Il riordino delle carriere non porterà a nessun cambiamento effettivo secondo il Ministro e il Capo di Stato Maggiore, ma la realtà sembra essere diversa e i sindacati lo gridano a gran voce.
Il riordino delle carriere per le Forze Armate continua il suo rimpallo di opinioni e dichiarazioni incoerenti: i vertici assicurano che non ci sarà nessun cambiamento effettivo e che i nuovi dirigenti saranno in carica per passaggi meritocratici.
Il Capo di Stato Maggiore Graziano assicura sul provvedimento di riordino delle Forze Armate, garantendo che non servirà soltanto ad unificare i gradi di tutti i corpi militari italiani, ma anche ad un maggiore riconoscimento del valore del personale militare.
Il Ministro della Difesa Pinotti è della stessa opinione, smentendo quelle notizie peraltro ampiamente condivise sull’aumento ingiustificato di dirigenti, a fronte di un numero di militari sempre più ristretto per tutto il comparto Forze Armate.
Il riordino si attendeva da circa 15 anni, eppure nessuno avrebbe previsto un dibattito così acceso tra Forze Armate, sindacati ed esponenti del Governo. Alcune dichiarazioni sembrano incoerenti, vediamo di chiarire alcuni punti.
Il riordino delle carriere tra numeri, fondi e dichiarazioni
Il riordino delle carriere consiste in un assestamento generale dei ruoli e dei gradi, oltre che dei trattamenti economici e degli avanzamenti di carriera, di tutte le Forze Armate.
Il cambiamento, però, non è soltanto nell’ordinamento militare, poiché anche l’inquadramento aziendale cambia assetto: come dipendenti della PA anche gli ufficiali assumono funzioni dirigenziali, snaturando un poco l’immagine di alto graduato.
La proposta di riordino è a carattere trasversale, per cui riguarda sia la Polizia di Stato che l’Arma dei Carabinieri, ma anche Esercito e Polizia Penitenziaria. Il numero totale degli uomini coinvolti si aggira sui 450 mila e circa il 36% dei dipendenti delle Forze Armate beneficierà del riordino in senso economico.
Il Ministro della Difesa Pinotti assicura che la razionalizzazione non fornirà nessun privilegio in quanto gli avanzamenti di carriera non aumenteranno: solo il 10% dei militari riuscirà a raggiungere i grdi di Generale di Brigata e soltanto lo 0,4% l’ambito ruolo di Generale di Corpo d’Armata.
La dichiarazione, tuttavia, è ampiamente discussa dai sindacati come il Cocer e il Partito dei Militari, vediamo perché.
La realtà del riordino delle Carriere: gli aumenti automatici
Ciò che i sindacati come Il Partito dei Militari rileva, rispetto al meritocratico Riordino delle Carriere millantato dai vertici, è che le norme agevolano la progressione di carriera di tutti i militari col grado di Maggiore, che passeranno ad essere dirigenti e a beneficiare di aumenti periordici.
Gli aumenti periodici sui trattamenti economici si aggirano tra il 6% e il 2,5%, con scadenza biennale come per ogni altro dirigente non contrattualizzato della PA. I militari che ne beneficiernno, inoltre, saranno circa 9 mila secondo il segretario Comellini.
Sostenere che il riordino delle carriere è atteso da 15 anni, come ascoltiamo dal Capo di Stato Maggiore Graziano, non giustifica l’assunzione automatica di privilegi aziendali per le Forze Armate.
Il confronto tra provvedimento e dichiarazioni lascia intendere che la natura meritocratica del riordino delle carriere sia solo retorica e che il passaggio a dirigente arrivi a tutti gli effetti come dono del cielo.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Riordino delle carriere: nessun cambiamento per i vertici