La riforma IRPEF? Priorità del 2024 per il 71 per cento di lettori e lettrici

Rosy D’Elia - Irpef

Non il taglio del cuneo fiscale, che pure garantisce risparmi fino a 100 euro, ma la riforma IRPEF, che invece garantirebbe circa 22 euro al mese di risparmio, è la priorità assoluta per il 2024 secondo i lettori e le lettrici che hanno partecipato al sondaggio sul tema. A conti fatti, l'esigenza è quello di un intervento strutturale

La riforma IRPEF? Priorità del 2024 per il 71 per cento di lettori e lettrici

Il Governo sta “facendo i conti” per valutare la possibilità di inserire nella Legge di Bilancio 2024 sia la conferma del cuneo fiscale e contributivo, che sembra essere fuori discussione, che la riforma IRPEF su cui, invece, si concentrano le valutazioni.

È “L’obiettivo della prossima manovra”, ha ribadito la premier Meloni durante l’intervento alla seconda edizione del Festival delle Regioni e delle Province autonome il 3 ottobre anticipando anche la volontà di “fare anche qualche passo avanti”, se possibile.

La priorità assoluta per l’Esecutivo, quindi, è chiara: confermare almeno nella misura in vigore l’esonero della quota di contributi dovuta da lavoratrici e lavoratori. Attualmente la decontribuzione arriva fino al 7 per cento e garantisce aumenti in busta paga fino a 100 euro.

Opposta, invece, è la posizione dei lettori e delle lettrici che hanno partecipato al sondaggio sul tema condotto dalla redazione di Informazione Fiscale: si deve partire da un rinnovamento di aliquote e scaglioni dell’imposta sul reddito delle persone fisiche.

La riforma IRPEF? Per il 2024 è la priorità assoluta: il punto di vista di lettrici e lettori

La revisione attualmente in cantiere, con un intervento di riduzione della seconda aliquota, porterebbe fino a 22 euro di risparmio al mese, una vantaggio di gran lunga inferiore a quello del cuneo fiscale.

Nonostante ciò, il 71 per cento di coloro che hanno partecipato all’indagine non ha dubbi: per il 2024 serve mettere in campo una nuova IRPEF.

Anteporre l’esigenza di rivedere il sistema di calcolo dell’imposta sul reddito delle persone fisiche a quella di confermare il taglio del cuneo fiscale vuol dire, con molta probabilità, sentire la necessità di un intervento strutturale e non temporaneo.

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Con la decontribuzione attualmente in vigore gli aumenti in busta paga arrivano a circa 100 euro. L’accorpamento dei primi due scaglioni con l’applicazione dell’aliquota unica pari al 23 per cento porterebbe un vantaggio mensile che, secondo le stime, arriva a un massimo di circa 22 euro al mese.

Il taglio del cuneo fiscale, però, è una misura temporanea: l’esonero contributivo potenziato dal Decreto Lavoro per la seconda parte dell’anno, infatti, scade con il 2023 e non tocca neanche le tredicesime.

Da Draghi a Meloni le azioni messe in campo per ridurre il carico fiscale e contributivo e aumentare gli importi in busta paga hanno sempre avuto una data di scadenza ben precisa.

Toccare l’IRPEF, invece, vuol dire rivedere il sistema di calcolo a regime, senza fissare alcun termine: d’altronde l’intervento sulle aliquote dovrebbe inserirsi nella cornice più ampia della riforma fiscale. Si parla, in questo secondo caso, di una misura tutt’altro che temporanea.

Se i numeri e le intenzioni del Governo sono sbilanciate verso il cuneo fiscale, la portata di lungo periodo è la ragione che, con molta probabilità, porta le lettrici e i lettori a propendere per un intervento sull’IRPEF.

D’altronde anche le ultime raccomandazioni UE hanno posto l’accento sulla necessità di adottare una logica di lunga gittata: “ridurre ulteriormente le imposte sul lavoro e aumentare l’efficienza del sistema fiscale mediante l’adozione e la corretta attuazione della legge delega di riforma fiscale”, ha evidenziato Bruxelles sottolineando anche un altro aspetto: “Nonostante la riduzione delle imposte sul reddito delle persone fisiche attuata nel 2022, in Italia il cuneo fiscale sul lavoro rimane elevato a tutti i livelli di reddito rispetto ad altri Stati membri dell’UE”.

Riforma IRPEF e taglio del cuneo fiscale: un’azione congiunta per il 2024

Dal canto suo l’Esecutivo è orientato per una doppia azione e non per una scelta tra le due strade, ma bisognerà fare i conti con le risorse: 10 miliardi circa servono per confermare la decontribuzione attuale, altri 4 servirebbero per l’IRPEF.

Più volte lo stesso viceministro all’Economia e alle Finanze Maurizio Leo ha sottolineato l’importanza di un’azione congiunta per evitare che i benefici del taglio del cuneo fiscale siano erosi dall’applicazione di un’aliquota IRPEF più alta.

“Rischiamo che, per effetto della riduzione del cuneo fiscale, e quindi dando più soldi in busta paga ai dipendenti e lasciando invariate queste aliquote, le risorse in tasca ai contribuenti sarebbero inferiori”.

Ha dichiarato il 28 settembre ai microfoni della trasmissione Cinque Minuti condotta su Rai 1 da Bruno Vespa.

Tra le due misure, insomma, c’è complementarietà: appare difficile stabilire una condizione di priorità tra riforma IRPEF e taglio del cuneo fiscale e contributivo. E questo sembra essere chiaro anche al Governo, almeno nelle intenzioni. Ma tutto dipenderà dai conti.

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