La proposta che riguarda la cedolare secca, inserita nella riforma fiscale, potrebbe rivelarsi un valido aiuto alla lotta all'inflazione che resta al centro dell'attenzione per il perdurare del conflitto in Ucraina
Una proposta che potrebbe essere un valido strumento di aiuto alla lotta all’inflazione che si sta facendo sentire pesantemente nelle tasche degli italiani trae spunto proprio dalla lettura del testo della legge delega sulla riforma fiscale, ora all’esame del Senato.
La cancellazione del vincolo di applicazione della cedolare secca agli immobili a destinazione abitativa potrebbe avere un tangibile ed immediato effetto positivo sull’andamento dell’inflazione.
Riforma fiscale, uno sguardo alle misure in cantiere: perché non partire dalla cedolare secca?
Detto che i tempi per ulteriori modifiche, alla luce delle intenzioni del Governo di arrivare all’approvazione definitiva entro la pausa estiva, è possibile avventurarsi in qualche veloce riflessione generale sul testo attuale, che possiamo ritenere ormai prossimo a diventare definitivo.
Il testo formulato entra in alcuni aspetti maggiormente in dettaglio rispetto a precedenti formulazioni, forse anche un po’ troppo, se si considera che la delega deve soffermarsi sui principi e delimitare il perimetro dei provvedimenti delegati che il Governo sarà chiamato ad emanare nei prossimi anni.
Durante il passaggio alla Camera sono stati confermati i criteri direttivi generali previsti dal disegno di legge delega ed a cui è stata aggiunta anche la previsione di destinare alla riduzione della pressione fiscale parte delle risorse derivanti dal miglioramento dell’adempimento spontaneo degli obblighi tributari.
Diverse sono le novità di dettaglio contenute nella riforma da cogliere positivamente e tra queste apprezzabile appare quella relativa alla cedolare secca che, almeno nell’attuale formulazione del testo, dovrebbe essere estesa anche agli immobili destinati ad uso diverso dall’abitativo da conduttori imprese e professionisti.
Riforma fiscale, un aiuto alla lotta all’inflazione puntando sulla cedolare secca?
Nel periodo post pandemico l’inflazione ha fatto sentire il suo impatto e gli adeguamenti ISTAT dei canoni di locazione hanno toccato punte anche superiori al 10 per cento, contribuendo ad alimentarne la spirale.
In particolare quella che chiamo “economia di vicinato” ha maggiormente subito gli aumenti pur riversandoli in parte sul prezzo finale dell’offerta al pubblico: si parla del negozio sotto casa, dell’attività artigiana, del piccolo studio professionale, della palestra, giusto per esemplificare, attività che hanno una ridotta economia di scala.
Proprio per andare incontro a questa particolare frazione dell’economia costituita principalmente da partite IVA e piccole aziende, varrebbe la pena intervenire già nel corso del 2023, anticipando il provvedimento sulla estensione della cedolare secca agli immobili diversi dall’abitativo.
Va sottolineato che, dopo il passaggio alla Camera, è stato limitato solo ad imprese e professioni, mentre sarebbe utile riportare la disposizione alla formulazione originaria senza limitazioni o quantomeno da estenderla ai conduttori appartenenti al Terzo Settore.
Uno strumento eventualmente applicabile anche ai contratti in corso potrebbe avere un immediato effetto sull’inflazione con la riduzione degli oneri di locazione a carico di imprese e professioni che verranno riversati sui prezzi finali di prodotti e servizi, contribuendo così a rallentare la spirale inflazionistica, ora sotto tensione per la ripartenza della domanda dopo la stasi pandemica dell’economia mondiale e la recrudescenza in questi giorni dei risvolti della guerra russo ucraina.
Sarà possibile questo? Magari le anticipazioni sul contenuto della NADEF, Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza, che circoleranno nelle prossime settimane potranno già dircelo.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Riforma fiscale, perché non partire dalla cedolare secca per una misura anti inflazione?