Il Governo Meloni sta mettendo a punto la legge delega per la riforma fiscale che dovrebbe arrivare in Consiglio dei Ministri proprio questa settimana: nel testo attualmente in circolazione è prevista anche una flat tax per le lavoratrici e i lavoratori dipendenti
La riforma fiscale 2023 dovrebbe arrivare in Consiglio dei Ministri proprio questa settimana, entro metà marzo: il Governo Meloni ha messo a punto la sua ricetta per rivedere il sistema attualmente in vigore.
Tra le novità da mettere in cantiere c’è anche una flat tax per le lavoratrici e i lavoratori dipendenti applicabile in caso di incremento del reddito.
D’altronde la realizzazione della tassa piatta incrementale è uno dei punti inseriti nell’accordo di programma presentato in campagna elettorale dalle forze politiche che formano attualmente l’Esecutivo.
La riforma è una necessità, sottolineata più volte da Bruxelles, ma per l’attuale Governo è anche un’opportunità per dare forma all’idea di Fisco promessa al tempo delle elezioni.
Nella riforma fiscale del Governo Meloni anche una flat tax per i dipendenti
Un’ipotesi di flat tax incrementale per le lavoratrici e i lavoratori dipendenti era circolata già lo scorso dicembre in occasione della discussione sulla Legge di Bilancio 2023. Ma poi era sfumata perché sarebbe stato difficile far quadrare i conti.
“Noi vorremmo estenderlo anche ai dipendenti, però i numeri sono abbastanza robusti quindi credo che sia un po’ complesso farlo”.
Aveva dichiarato il viceministro all’Economia e alle Finanze Maurizio Leo. La premier Meloni durante la conferenza stampa di presentazione delle novità inserite nel Disegno di Legge di Bilancio aveva parlato di tre flat tax, definendo con questa etichetta anche il potenziamento della detassazione dei premi di produttività che poco ha in comune con le misure di tassazione piatta.
Ma per la flat tax dipendenti sembra esserci all’orizzonte una nuova chance: nella bozza della legge delega per la riforma fiscale messa a punto dal Governo Meloni, infatti, c’è spazio anche per questa misura.
Nel testo attualmente in circolazione nel capitolo di revisione dell’IRPEF, che dovrebbe basarsi su tre scaglioni e su aliquote più basse, un punto è dedicato proprio alla conferma della flat tax incrementale per le partite IVA che la Legge di Bilancio ha previsto solo per il 2023 e all’introduzione di un “regime peculiare per i titolari di reddito di lavoro dipendente che agevoli l’incremento reddituale del periodo d’imposta rispetto a quello precedente”, come si legge nella versione messa a disposizione dal quotidiano ItaliaOggi.
Le forme di tassazione piatta prevedono un’aliquota unica per tutte e tutti i contribuenti che rispondono a determinati requisiti. Al di là delle ultime novità approvate e in arrivo, ad esempio, il regime forfettario che permette di applicare un’imposta sostitutiva dell’IRPEF e delle relative addizionali con un’aliquota del 15 o 5 del per cento è una flat tax.
Con la riforma fiscale a cui il Governo Meloni sta lavorando, il raggio d’azione di questa modalità unica di tassazione dovrebbe estendersi anche alle lavoratrici e ai lavoratori dipendenti.
Vale la pena, però, fare alcune precisazioni. La misura allo studio, in ogni caso, è puntuale e selettiva:
- puntuale, perché agisce solo sull’incremento di reddito e non sul totale delle somme, come accade, ad esempio, per chi applica il regime forfettario;
- selettiva perché potranno accedervi solo coloro che avranno registrato un aumento di reddito rispetto all’anno precedente.
Riforma fiscale Governo Meloni: come potrebbe funzionare la flat tax per i dipendenti
Per avere un’idea di come potrebbe funzionare la flat tax incrementale è possibile analizzare il funzionamento della tassazione piatta sugli aumenti di reddito per le partite IVA che non applicano il regime forfettario messa in campo con la Legge di Bilancio 2023:
- si applica in caso di aumenti di reddito d’impresa e di lavoro autonomo registrati nel 2023 rispetto al triennio 2020-2022 (per le lavoratrici e i lavoratori dipendenti la legge delega parla di agevolazioni sull’anno precedente);
- l’aliquota dell’imposta sostitutiva è pari al 15 per cento;
- c’è un limite massimo per gli incrementi ed è pari a 40.000 euro;
- la variazione del 5 per cento non viene considerata.
La novità inserita nel testo non stupisce. Quest’anno ma anche in passato la flat tax ha rappresentato un leit motiv nella campagna elettorale del centro destra.
Partendo ognuno da un punto, i partiti della coalizione hanno fissato il loro obiettivo comune.
“Estensione della flat tax per le partite IVA fino a 100.000 euro di fatturato, flat tax su incremento di reddito rispetto alle annualità precedenti, con la prospettiva di ulteriore ampliamento per famiglie e imprese”.
Dallo scorso agosto, quando le proposte sono state messe nero su bianco, c’è stata la vittoria delle elezioni e l’approvazione della Legge di Bilancio: sul primo punto un primo passo concreto, anche se parziale, è stato fatto.
Nella Manovra, infatti, il limite di ricavi o compensi per l’applicazione del regime forfettario è passato da 65.000 euro a 85.000 euro ed è stata introdotta la regola secondo la quale si fuoriesce in corso d’anno solo superando il limite dei 100.000 euro.
Anche sul secondo punto è stato fatto invece un primo esperimento: la flat tax incrementale per le partite IVA attualmente ha vita breve visto che la Manovra l’ha prevista solo per il 2023.
Con la presentazione della legge delega per la riforma fiscale, il Governo Meloni prova a dare forma alla tassazione piatta incrementale con una logica più ampia nel tempo e nel raggio d’azione.
Ma, anche in questo caso, il testo che dovrà essere approvato dal Consiglio dei Ministri a giorni rappresenta solo un primo passo: di mezzo c’è la discussione Parlamentare che dovrebbe cominciare a maggio e poi l’approvazione dei decreti legislativi per rendere operativo quanto previsto per cui si hanno a disposizione 24 mesi di tempo.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Con la riforma fiscale del Governo Meloni si torna a parlare di flat tax per i dipendenti