Diversi i temi all'ordine del giorno degli Stati Generali dei commercialisti, dalla riforma fiscale ai numeri della professione. La categoria propone di ampliare lo scaglione con aliquota al 35 per cento da 50 a 70.000 euro
Ampliare lo scaglione IRPEF dei redditi medi, con aliquota al 35 per cento, portandolo fino a 70.000 euro.
Questa la proposta del presidente del CNDCEC, Elbano de Nuccio, avanzata nel corso degli Stati Generali dei commercialisti quest’oggi.
I contribuenti con redditi superiori ai 50.000 euro non hanno avuto alcun vantaggio dal primo modulo di attuazione della riforma IRPEF e un intervento è quindi necessario.
Secondo i commercialisti, un simile intervento risulterebbe neutro rispetto alle varie tipologie di reddito e, pertanto, rispetterebbe il principio di equità orizzontale.
Stati Generali dei commercialisti, CNDCEC: IRPEF al 35 per cento fino a 70.000 euro
Si è quasi conclusa la giornata di lavori della nuova edizione degli Stati Generali dei commercialisti, in svolgimento oggi, 7 maggio, a Roma presso il Convention Center La Nuvola.
Il tema centrale dell’incontro annuale organizzato dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili è quello delle sfide della professione verso l’Europa. Diversi gli ospiti che si sono confrontati su questo e altre tematiche che interessano la professione.
Sono intervenuti rappresentanti del Governo, tra cui la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che in un videomessaggio ha portato i saluti istituzionali in apertura, delle istituzioni e delle professioni.
Nel corso dell’evento si è parlato anche della riforma fiscale e del percorso per la sua completa attuazione. In particolare della riforma IRPEF e di come i vantaggi del “primo modulo”, con l’introduzione delle tre aliquote, non abbiano riguardato i contribuenti con redditi superiori ai 50. 000 euro.
Questa fascia di reddito sconta un’aliquota del 43 per cento e secondo il CNDCEC è necessario un intervento a suo favore, da modulare in funzione delle risorse disponibili.
Questo potrebbe interessare un ampliamento del secondo scaglione di reddito, quello con aliquota al 35 per cento, portandolo da 50.000 a 70.000 euro.
Come sottolineato da Elbano de Nuccio:
“Tale misura risulterebbe neutra rispetto alle varie tipologie di reddito e, pertanto, rispetterebbe il principio di equità orizzontale.
L’intervento avrebbe certamente un costo, ma sarebbe comunque contenuto entro un limite massimo di 160 euro per contribuente, per cui è certamente da preferire rispetto a un’eventuale riduzione dell’aliquota del 43 per cento, che avrebbe costi decisamente più elevati, in quanto a beneficiare della minore aliquota sarebbe in tal caso l’intera quota di reddito eccedente i 50mila euro anziché soltanto quella da 50mila a 70mila euro. L’intervento, inoltre, potrebbe essere graduato nel tempo, incrementando la soglia massima dello scaglione di reddito a cui applicare il 35 per cento, via via che le risorse si rendano disponibili.”
Il ceto medio, specifica de Nuccio, sopporta un peso fiscale eccessivo, il quale, oltre che dalla progressività dell’imposta, è gravato anche dall’esclusione di fatto dalla gran parte delle agevolazioni e dei bonus fiscali che vengono concessi in base al reddito individuale o all’ISEE.
“Questo lo penalizza fortemente: non solo sostiene il peso maggiore dell’imposta in termini di versamenti netti, ma realizza anche “perdite” significative in termini di minori o mancati sconti o trasferimenti monetari che si traducono in maggiori esborsi.”
L’intervento che la categoria propone, dunque, è quello di ampliare lo scaglione con aliquota al 35 per cento portandolo da 50.000 a 70.000 euro.
Stati Generali dei commercialisti, de Nuccio: “difficoltà nei rapporti con gli uffici dell’AdE”
Nella trattazione dei temi di giornata, inoltre, il Presidente del CNDCEC Elbano de Nuccio ha lanciato un appello alla politica e al direttore dell’Agenzia delle Entrate affinché si possano risolvere le difficoltà che molti professionisti segnalano nei rapporti con gli uffici territoriali dell’Agenzia.
Sebbene, infatti, il rapporto di collaborazione con l’AdE sia assolutamente proficuo, come sottolineato dallo stesso de Nuccio, il presidente del CNDCEC segnala che dalla pandemia e ancora oggi:
“i contribuenti, ma anche noi commercialisti che li assistiamo, incontriamo importanti difficoltà nelle relazioni, anche le più semplici, con gli uffici dell’Agenzia.”
Consci delle oggettive difficoltà in cui gli Uffici dell’Agenzia sono costretti oggi a operare, spiega de Nuccio, è necessario un impegno maggiore per ripristinare una situazione di normalità nei rapporti.
L’appello che il numero uno della categoria lancia a politica è che vengano messe a disposizione dell’Agenzia le risorse per il reclutamento del personale necessario per una più efficiente gestione dei servizi di assistenza nei confronti dei contribuenti e dei professionisti che li assistono.
Nel mente, al direttore AdE Ernesto Maria Ruffini, chiede che possa essere migliorata l’organizzazione del personale già a disposizione, rimodulando lo smart working da parte dei funzionari dell’Agenzia e creando, laddove possibile, corsie preferenziali per i professionisti.
“Il commercialista che interagisce con l’Agenzia non lo fa a titolo personale, ma nell’interesse del cittadino contribuente e per garantire che affluiscano le risorse necessarie allo Stato per la tenuta dei conti pubblici.
Se non si risolvono queste criticità anche la più ambiziosa e lungimirante delle riforme fiscali, come quella in atto, rischia infatti di essere vanificata.”
Stati generali dei commercialisti: i numeri della professione
Gli Stati Generali dei commercialisti hanno fornito l’occasione anche per illustrare i numeri della professione.
I commercialisti iscritti all’Albo sono oltre 120.000 e svolgono la propria attività nell’ambito di quasi 70.000 studi professionali dislocati su tutto il territorio nazionale, i quali occupano circa 297.000 addetti tra professionisti, collaboratori, dipendenti e praticanti.
Come si legge anche nel comunicato stampa pubblicato sul sito del Consiglio nazionale, i dati relativi agli invii telematici sul canale Entratel dell’Agenzia delle Entrate dimostrano che, su circa 5,8 milioni di contribuenti tra lavoratori autonomi e imprese individuali, società di persone e associazioni professionali, società di capitali ed enti non commerciali, circa 4,35 milioni, quindi il 75 per cento del totale, adempiono ai propri obblighi fiscali per il tramite degli studi dei commercialisti.
Come sottolineato anche dal presidente de Nuccio nella sua relazione, se si considera il gettito fiscale che proviene soltanto dalle principali imposte pagate dalle imprese e dai professionisti (IVA, IRPEF, IRES e IRAP), pari a circa 281 miliardi di euro, è dunque possibile stimare in circa 211 miliardi di euro quello che affluisce alle casse dello Stato grazie all’attività di consulenza e assistenza fiscale svolta dai Commercialisti.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Commercialisti: IRPEF al 35 per cento fino a 70.000 euro