Caos pensioni: non si risolve con l’aggiornamento del simulatore INPS

Alessio Mauro - Leggi e prassi

Il nodo dell'età da rispettare per l'accesso alle pensioni dal 2027 non si scioglie con l'aggiornamento del simulatore INPS. Bagnai: fare chiarezza, la materia è delicata

Caos pensioni: non si risolve con l'aggiornamento del simulatore INPS

L’eventuale aumento dell’età per accedere alla pensione a partire dal 2027 ha acceso i riflettori sulla previdenza, agitando le acque.

Tutto è partito dal simulatore INPS che permette di simulare la pensione sulla base di tre elementi: età, storia lavorativa e retribuzione/reddito. Tutto però non si risolverà con il comunicato di smentita e l’aggiornamento del sistema.

Se da un lato c’è chi sottolinea che il rischio è concreto, dall’altro c’è chi promette di fare chiarezza. Alberto Bagnai, presidente della Commissione di controllo sull’attività degli Enti Gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, valuta l’opportunità di audire l’Istituto.

Caos pensioni: non basta l’aggiornamento del simulatore INPS

“Esprimiamo profonda preoccupazione per la recente modifica unilaterale dei requisiti pensionistici operata dall’INPS sui propri applicativi, senza alcuna comunicazione ufficiale da parte dei Ministeri competenti e in totale assenza di trasparenza istituzionale”. Con queste parole la CGIL accendeva i riflettori sulle prospettive all’orizzonte: un incremento dell’età di vecchiaia, rilevante per l’accesso alle pensioni, a 67 anni e 3 mesi.

Pronta e sintetica la risposta: “L’INPS smentisce l’applicazione di nuovi requisiti pensionistici. L’Istituto garantisce che le certificazioni saranno redatte in base alle tabelle attualmente pubblicate”, si legge nel comunicato del 9 gennaio.

Nel frattempo, però, lo strumento all’origine della diatriba è stato messo in stand by per poi ripartire dopo qualche ora.

Ma la questione non sembra essere chiusa. Tutt’altro, come dimostrano le parole di Alberto Bagnai, presidente della commissione di controllo sull’attività degli Enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, riportate dall’ANSA nella giornata di oggi, 11 gennaio.

“Al prossimo ufficio di presidenza della commissione bicamerale di controllo enti gestori chiederò ai rappresentanti dei gruppi di valutare l’opportunità di audire l’INPS in merito alla singolare vicenda del software di simulazione che forniva risultati non conformi alle normative in vigore”.

E alla volontà di vederci chiaro ha aggiunto: “La materia previdenziale è delicata ed occorre evitare incidenti di comunicazione nel fornire ai cittadini elementi essenziali per guardare con serenità al futuro”.

L’ipotesi dei tre mesi in più che ha acceso i riflettori sull’INPS, però, sembra avere delle basi.

Come evidenzia Unimpresa, la prospettiva è stata messa nero su bianco nel documento Le tendenze di medio-lungo periodo nel sistema pensionistico e socio sanitario pubblicato dalla Ragioneria dello Stato a giugno 2024.

Nel testo si legge:

“Qualora il livello della speranza di vita a 65 anni per l’anno 2023, registrato sulla base dei dati provvisori, fosse confermato sulla base dei dati definitivi e dal 2024 si considerasse il livello del 2023 incrementato in termini differenziali sulla base delle dinamiche sottese alle previsioni demografiche Istat base 2022, l’adeguamento previsto con decorrenza 2027 risulterebbe di tre mesi.”

In ogni caso il 2025 si apre con un capitolo tumultuoso per il futuro delle pensioni.

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