Il secondo pilastro della riforma fiscale internazionale prende forma: dopo l'approvazione della direttiva UE per applicare la global minimum tax, l'Italia si appresta a definire le sue regole: lo schema di decreto attuativo è in consultazione fino alla scadenza del 1° ottobre. Professionisti ed esperti sono chiamati a intervenire sulle novità per le multinazionali
La global minimum tax, l’imposta minima al 15 per cento, si appresta a diventare locale: dopo l’intesa tra i paesi OCSE, il secondo pilastro della riforma fiscale internazionale ha preso forma nella direttiva UE che ha fissato come scadenza per l’attuazione da parte degli Stati membri la data del 31 dicembre 2023.
Si lavora per rispettare questo termine, ma sul testo del decreto che introdurrà nella normativa nazionale la tassa minima globale, articolata su tre impoiste, non è stata detta ancora l’ultima parola.
Lo schema è pronto, ma fino al 1° ottobre operatori economici, associazioni di categoria, ordini professionali ed esperti della materia sono chiamati a dire la loro sui contenuti inseriti, seguendo le istruzioni fornite dal Dipartimento delle Finanze l’11 settembre 2023.
Le novità riguarderanno le imprese che fanno parte di gruppi multinazionali o nazionali con ricavi consolidati non inferiori 750 milioni di euro in almeno due dei quattro esercizi precedenti.
Global minimun tax, decreto in elaborazione: verso le novità per le multinazionali
Dopo un confronto durato anni 137 paesi del Mondo, tutti i membri dell’OCSE e del G20, tranne Kenya, Nigeria, Pakistan e Sri Lanka, hanno raggiunto un accordo sulla necessità di mettere in atto una riforma fiscale internazionale e prevedere un’imposta minima al 15 per cento per le multinazionali.
“La globalizzazione e la digitalizzazione dell’economia, con la capacità delle imprese multinazionali di modificare rapidamente il proprio modello di business, hanno reso necessario rivedere le regole di imposizione internazionale per allocare in maniera adeguata i diritti di imposizione dei profitti delle imprese digitali e prevenire erosione delle basi imponibili e spostamento degli utili nelle giurisdizioni a bassa imposizione”.
Spiega il documento che accompagna lo schema di decreto legislativo di attuazione della global minimum tax pubblicato l’11 settembre dal Dipartimento delle Finanze.
Uno dei due pilastri della revisione globale delle regole fiscali rappresenta, infatti, l’introduzione di una tassazione minima effettiva delle grandi imprese multinazionali definita global minimum tax.
Partendo dalla traccia condivisa a livello internazionale, l’UE ha messo nero su bianco la sua ricetta per dare forma a questo nuovo modello di tassazione con la direttiva UE del 14 dicembre 2022 che, a sua volta, rappresenta una traccia per l’Italia e gli altri Stati membri chiamati ad attuarla entro il 31 dicembre 2023.
Come specifica il MEF, a livello europeo sono stati apportati alcuni accorgimenti:
- l’estensione della disciplina ai gruppi nazionali di imprese con fatturato globale almeno pari a 750 milioni di euro;
- l’imposizione integrativa per tutte le imprese localizzate in uno Stato membro a bassa imposizione, incluse le controllanti capogruppo che applicano l’imposta minima integrativa.
Global minimun tax, decreto di attuazione della direttiva UE in consultazione: le istruzioni
52 articoli compongono il decreto legislativo che porterà in Italia la global minimum tax
Il testo normativo si apre con la “previsione di una imposizione integrativa (la c.d. Top-Up Tax) che risponde all’esigenza avvertita, a livello internazionale, di individuare i grandi gruppi di imprese che non scontano un livello minimo di imposizione nei vari Paesi in cui operano e in cui producono reddito”.
Si apprestano a debuttare tre diverse imposte:
- l’imposta minima integrativa (IIR) dovuta da controllanti localizzate in Italia di gruppi multinazionali o nazionali in relazione alle imprese soggette ad una bassa imposizione, ovvero inferiore al 15 per cento, che fanno parte del gruppo;
- l’imposta minima suppletiva (UTPR), dovuta da una o più imprese di un gruppo multinazionale localizzate in Italia in relazione alle imprese che fanno parte del gruppo soggette ad una bassa imposizione quando non è stata applicata, in tutto o in parte, l’imposta minima integrativa equivalente in altri Paesi;
- l’imposta minima nazionale (QDMTT), dovuta in relazione alle imprese di un gruppo multinazionale o nazionale che sono soggette a una bassa imposizione e si trovano in Italia.
Le novità dovrebbero diventare operative dal 2024, ma i lavori sulla normativa non sono finiti: l’11 settembre il Dipartimento delle Finanze ha aperto una consultazione pubblica per raccogliere commenti e osservazioni fino alla scadenza del 1° ottobre 2023 prima di arrivare alla formulazione definitiva del testo.
A disposizione di operatori economici, associazioni di categoria, ordini professionali ed esperti della materia lo schema di decreto di attuazione e tutto il pacchetto di documenti correlati.
Per inserire il proprio commento è possibile utilizzare il form disponibile sul portale del dipartimento: oltre a inserire i propri dati, è necessario fornire tutte le coordinate per individuare il punto del decreto di attuazione della global minimum tax oggetto delle osservazioni.
Chiusa la consultazione si procederà alla stesura finale del testo che, in ogni caso, dovrà essere recepito entro la fine dell’anno.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Global minimun tax, decreto di attuazione in consultazione: la riforma fiscale è anche internazionale