In caso di certificazione fiscale infedele per l'accesso alla cooperative compliance, per il professionista è prevista una sanzione che può arrivare a determinare uno stop da uno a tre anni. È questa una delle novità introdotte tramite il decreto correttivo della riforma fiscale approvato in Consiglio dei Ministri il 20 giugno
Nella cooperative compliance il ruolo di commercialisti e avvocati è centrale: ai professionisti spetta il compito di “valutare” il sistema di rilevazione, misurazione, gestione e controllo del rischio fiscale che permette di entrare nel perimetro dell’adempimento collaborativo.
Ma se la certificazione fiscale risulta infedele, può arrivare uno stop al rilascio fino a tre anni.
La nuova sanzione rivolta agli addetti ai lavori si inserisce nel quadro di regole previste dal decreto legislativo numero 221 del 2023 ed è una delle novità contenute nel provvedimento approvato il 20 giugno in Consiglio dei Ministri per correggere il tiro su alcuni punti della riforma fiscale.
Certificazione fiscale infedele: quale sanzione rischia il professionista?
La prima ondata di rinnovamento del sistema tributario ha toccato anche il regime di adempimento collaborativo o di cooperative compliance e le prime correzioni arrivano anche su questo.
Lo strumento regolato dal decreto legislativo numero 128 del 2015 si basa sulla costruzione di un rapporto di fiducia tra amministrazione e società per raggiungere un elevato livello di certezza sulle questioni fiscali rilevanti e ottenere una serie di benefici, dalle procedure di interpello abbreviate alla riduzione a metà di alcune sanzioni.
Tra le principali novità introdotte è stato prevista una progressiva riduzione della soglia minima di ricavi da rispettare per l’accesso, che arriverà a 100 milioni di euro dal 2028, e un regime alternativo anche per chi non rispetta i requisiti richiesti ma adotta un sistema di rilevazione, misurazione, gestione e controllo del rischio fiscale, elemento centrale per beneficiare del trattamento preferenziale nei rapporti con il Fisco.
A garantire sull’efficacia del cosiddetto Tax Control Framework adottato dalle società interessate sono “professionisti indipendenti già in possesso di una specifica professionalità iscritti all’albo degli avvocati o dei dottori commercialisti ed esperti contabili”.
Ed è proprio per queste due categorie che il Governo ha messo in campo una specifica sanzione in caso di certificazione infedele che può prevedere una sospensione che impedirà ai professionisti di apporre il bollino sui sistemi di individuazione dei rischi per un periodo che può arrivare fino a tre anni.
Stando alle anticipazioni sul testo, sarebbe prevista anche una sanzione amministrativa da euro 516 ad euro 5.165.
Sospensione del professionista per la certificazione fiscale infedele sul sistema di gestione del rischio
Ad aggiornare il quadro sanzionatorio è il decreto che aggiusta il tiro sulle prime novità della riforma fiscale che sono state già approvate e aspettano di diventare pienamente concrete.
E mentre si delinea la sanzione che si rischia in caso di certificazione tributaria infedele in merito al sistema di rilevazione, misurazione, gestione e controllo del rischio fiscale adottato dalle società in regime di adempimento collaborativo, si attende ancora il Decreto del Presidente della Repubblica che dovrà delineare i requisiti dei professionisti abilitati al rilascio.
Così come mancano ancora le linee guida per la predisposizione di un efficace sistema di rilevazione, misurazione, gestione e controllo del rischio fiscale che dovranno arrivare tramite provvedimento dell’Agenzia delle Entrate.
Insomma, al di là delle correzioni e dei punti fermi sulle sanzioni per i professionisti, per passare dalla teoria alla pratica del nuovo adempimento collaborativo mancano ancora diversi tasselli.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Certificazione fiscale infedele: sospensione fino a tre anni per il professionista che la rilascia