I bonus per le assunzioni non funzionano come dovrebbero, creano poca occupazione e con contratti precari e fragili. Solo il 24 per cento dei contratti attivati nel 2021 deriva da incentivi pubblici. I dati emergono dallo studio dell'INAPP pubblicato il 14 giugno 2022. Decontribuzione Sud, apprendistato ed Incentivo Donne sono le misure che hanno portato all'attivazione maggiore di rapporti di lavoro, per la maggior parte però a tempo determinato.
I bonus assunzioni non funzionano come dovrebbero, è quanto emerge dall’analisi dell’INAPP, Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche, pubblicata il 14 giugno 2022.
Gli incentivi per agevolare le assunzioni danno vita soprattutto a contatti precari fragili e a termine.
Nel 2021, su 7,2 milioni di nuovi contratti solamente il 24 per cento deriva dalle agevolazioni.
Non solo: il 44 per cento di questi consiste in rapporti di lavoro part-time a tempo determinato. Si registra anche una notevole differenza di genere nel numero di assunzioni e nella tipologia di contratto. Il 60 per cento delle donne assunte nel 2021 ha ricevuto contratti part-time.
Per quanto riguarda l’Incentivo Donne, l’80 per cento delle attivazioni presenta una doppia fragilità, a tempo determinato e part-time.
Il contributo maggiore all’occupazione deriva dal bonus Decontribuzione Sud, seguito dall’apprendistato e dall’Incentivo Donne.
Bonus assunzioni: contratti precari e poche attivazioni, i dati INAPP
I bonus per agevolare le assunzioni hanno creato poca occupazione e per lo più a termine e precaria.
L’analisi dell’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche (INAPP), pubblicata il 14 giugno 2022, fornisce il quadro generale delle misure in relazione alle assunzioni avvenute nel 2021.
Su oltre 7 milioni di contratti attivati lo scorso anno, solamente il 24 per cento deriva dalle agevolazioni pubbliche (circa 1,7 milioni).
Circa il 44 per cento delle attivazioni totali ha generato contratti di lavoro a termine, in particolar modo part-time.
I bonus sono stati pensati per facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro di giovani e donne, ma non sembrano aver portato i risultati sperati.
Dai dati del Policy brief dell’INAPP emerge che il contributo maggiore per la nuova occupazione deriva dal bonus Decontribuzione Sud, il quale ha determinato il 65 per cento dei nuovi contratti agevolati, con una notevole differenza di genere, 71 per cento uomini e 57 per cento donne.
Seguono poi il contratto di apprendistato, l’Incentivo Donne (nelle due forme L. n. 92/12 e L. n. 178/2020) e l’Esonero Giovani.
Le misure che prevedevano la possibilità di attivare contratti a tempo indeterminato, cioè Decontribuzione Sud e Incentivo Donne, hanno seguito lo stesso andamento delle assunzioni non agevolate.
A parte l’apprendistato e l’Esonero Giovani, il quale necessita dell’assunzione a tempo indeterminato per far scattare l’agevolazione, la maggior parte delle attivazioni riguarda impieghi a tempo determinato.
Bonus assunzioni: dai dati emerge la grande differenza di genere
Il dato da sottolineare nell’analisi dell’INAPP è quello relativo all’occupazione delle donne.
Non si vede un miglioramento rispetto alle condizioni non agevolate: il 44 per cento delle assunzioni è in part-time involontario, una percentuale addirittura superiore alle assunzioni che non prevedono incentivi, 35 per cento.
Il 60 per cento delle donne assunte con agevolazioni ha ottenuto un contratto part-time, contro il 33 per cento degli uomini. Lo stesso fenomeno si registra negli Incentivi Donne.
Guardando ad alcune agevolazioni specifiche, dal report emerge che per le donne assunte tramite Decontribuzione Sud si registra una maggiore precarietà e discontinuità.
Il 52 per cento dei contratti attivati con la Decontribuzione Sud mostra una doppia fragilità: si tratta di contratti a tempo determinato e part-time. In questo caso i contratti a termine delle donne pur essendo la metà di quelli degli uomini sono per l’80 per cento part-time.
Meglio gli incentivi per la stabilizzazione.
Il 43 per cento delle trasformazioni contrattuali sono state agevolate. Anche in questo caso però si ripropone lo stesso squilibrio di genere.
I dati INAPP, dunque, dimostrano che l’occupazione generata da questi incentivi pubblici lascia inalterate, o addirittura rafforza, le criticità che si proponevano di limitare.
“È necessaria una profonda riflessione sulla strategia competitiva che molte imprese applicano da anni che si basa sulla compressione del costo del lavoro con l’accentuazione della flessibilizzazione che ha visto una eccessiva moltiplicazione delle tipologie contrattuali. Per ridare dignità al lavoro gli incentivi dovrebbero premiare quelle imprese che scommettono sul futuro e non sulla precarietà.”
Queste le parole del presidente dell’INAPP, Sebastiano Fadda.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: I bonus assunzioni non funzionano: contratti precari e poche attivazioni, i dati INAPP