Il proattivo confronto tra politica, agenzie fiscali e professioni tributarie resta, al solito, relegato ad una pia lodevole intenzione per il prevalere degli interessi di parte su quelli della collettività e la querelle sull'autodichiarazione Aiuti di Stato ne è la ennesima lampante riprova.

Il 27 aprile 2022 è stato emanato il provvedimento del Direttore dell’Agenzia dell’Entrate concernente la definizione delle modalità, dei termini di presentazione e del contenuto dell’autodichiarazione per gli aiuti di cui al “Quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell’economia nell’attuale emergenza da Covid-19”.
Con lo stesso testo sono state definite le modalità di restituzione delle somme in caso di superamento dei massimali ai sensi dell’articolo 4 del decreto del Ministro dell’economia e delle finanze 11 dicembre 2021 e le modalità tecniche con cui l’Agenzia delle Entrate rende disponibili ai Comuni le autodichiarazioni presentate dagli operatori economici.
E sono emerse diverse criticità. Si tratta dell’ennesimo caso che dovrebbe vedere le rappresentanze delle professioni tributarie unite oltre le barriere ed invece.
Le criticità dell’autodichiarazione Aiuti di Stato non rappresentano un caso isolato
Stante la constatata abnormità del provvedimento rispetto all’effettivo obiettivo perseguito dalla norma molti soggetti rappresentativi dei Commercialisti e dei Tributaristi hanno intrapreso in ordine sparso iniziative volte ad ottenere modifiche del provvedimento e proroghe dell’adempimento da questo introdotto.
Penso ad esempio alla lettera al Garante del Contribuente a firma di buona parte delle sigle sindacali dei Commercialisti come pure alla lettera a firma di Riccardo Alemanno presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi indirizzata al Ministro delle dell’Economia Daniele Franco, istanze che il neo insediato Presidente del CNDCEC Elbano De Nuccio ha fatto proprie inviando anche lui una sua lettera indirizzata al Ministro dell’Economia a quello dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti oltre che al Direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini.
Tutto ciò mentre si è fatta ulteriore chiarezza sull’adempimento.
Smentendo parzialmente anche quanto rappresentato dal Governo in sede di risposta all’interrogazione dell’Onorevole Lucia Albano illustrata nella seduta del 4 maggio scorso in Commissione Finanze alla Camera, sta ora emergendo l’inutilità della criticata autodichiarazione relativamente alla esenzione IMU.
I dati richiesti risultano insufficienti a risolvere il problema dei Comuni nel loro dover adempiere all’obbligo di comunicazione all’RNA e per la quale soluzione, come preannunciato da un comunicato Assosoftware, si è rilevata la necessità di modificare il modello di dichiarazione IMU da utilizzare quest’anno, a campagna dichiarativi ormai avviata.
La vicenda degli Aiuti di Stato non è un caso isolato. È ormai da tempo che gli addetti ai lavori si trovano, a giochi fatti, a dover fare i conti con un nuovo adempimento eccessivo e ridondante rispetto alle effettive necessità proprio per la mancanza di un confronto costruttivo in sede preventiva che veda allo stesso tavolo istituzioni agenzie fiscali e rappresentanze delle professioni tributarie.
Servirebbe un fronte unico non solo sui temi fiscali
L’esperienza dell’autonoma iniziativa dell’Agenzia delle Entrate in occasione della presentazione della bozza del modello di presentazione dell’istanza del contributo a fondo perduto del Decreto Rilancio, dove grazie al proficuo confronto instaurato si ottenne lo snellimento delle informazioni richieste, dovrebbe fare scuola in tal senso.
È vero che non mancano alcune situazioni quali le audizioni parlamentari con riguardo alle iniziative legislative di Governo e Parlamento od alcune iniziative delle Agenzie Fiscali volte al confronto con le rappresentanze di imprese e professioni su determinati temi, penso ad esempio alla presentazione della dichiarazione IVA precompilata, ma poi ecco un altro non meno decisivo nodo su cui si determina l’impasse che ne frena l’efficacia.
Di fronte a tematiche di interesse comune dove il più delle volte Consulenti del Lavoro, Commercialisti, Revisori Legali e Tributaristi hanno idee e proposte spesso collimanti ci si presenta sempre in ordine sparso, con dei distinguo più di facciata che di sostanza, utili essenzialmente a rimarcare il ruolo di questa o di quella sigla, piuttosto che guardare oltre i temi divisivi che riguardano essenzialmente le competenze di questo o quell’ordine o ruolo di appartenenza, con il risultato di una ridotta “forza contrattuale” che determina l’essere per lo più inascoltati dagli interlocutori istituzionali.
Pur nel rispetto dei ruoli e delle prerogative di ciascun soggetto coinvolto va detto che è giunta l’ora di mettere da parte le divisioni, almeno in questa fase cruciale per la ripartenza del paese dove la corretta attuazione del PNRR e l’approvazione di una Riforma Fiscale che possa essere effettivamente considerata tale sono senza dubbio interesse di tutti.
Bisognerebbe in questa fase presentarsi ai tavoli decisionali, almeno sui temi condivisi, mettendo da parte gli interessi di bandiera, per trovare una linea di convergenza sugli obiettivi non solo in ambito tributario.
Maggiore attrattività per le aggregazioni professionali anche miste, regole meno confuse per l’equo compenso ed estensione della platea dei beneficiari per strumenti come ISCRO e tutela del contribuente per le malattie professionali sono solo alcuni degli altri temi che esulano dal terreno di confronto sul fisco e su cui una comune elaborazione di idee tra le diverse anime delle professioni ordinistiche e non faciliterebbe il compito del Legislatore, che avrebbe un quadro più chiaro delle effettive esigenze a cui dare la corretta risposta. Con ben altra forza rappresentativa, uniti si vince.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Autodichiarazione Covid e non solo: serve un’unione di intenti per sciogliere i nodi