Concordato preventivo biennale 2024, requisiti d'accesso più blandi ed eliminazione del vincolo del punteggio ISA pari almeno a 8 per le partite IVA. Questo uno dei correttivi proposto dalla Commissione Finanze della Camera allo schema di decreto legislativo in materia. Le novità passano ora all'esame del Governo
Concordato preventivo biennale ad accesso libero, e senza il vincolo di un punteggio ISA pari almeno a 8.
Questo uno dei pareri espressi dalla Commissione Finanze della Camera allo schema del decreto legislativo in materia di accertamento predisposto dal Governo.
I pareri non vincolanti, che quindi potranno essere accolti o meno in sede di varo definitivo del decreto da parte dell’Esecutivo, puntano a rendere più attrattivo e aperto il progetto del concordato preventivo per le partite IVA.
Correttivi proposti anche sul fronte delle scadenze e dei tempi per l’adesione, uno dei punti maggiormente contestati anche da parte di commercialisti e tributaristi.
Concordato preventivo biennale anche per le partite IVA con punteggio ISA basso: correttivi al vaglio del Governo
L’obiettivo è potenziare l’istituto del concordato preventivo biennale per le partite IVA, novità prevista nell’ambito della riforma fiscale e il cui avvio è previsto dal 2024.
La Commissione Finanze della Camera nel corso della seduta del 21 dicembre 2023 ha dato il via libera allo schema di decreto legislativo presentato dal Governo, con alcune osservazioni.
In primis, in relazione ai requisiti d’accesso, per la Commissione è necessario ampliare la platea dei potenziali beneficiari delle novità anche ai titolari di partita IVA che applicano gli ISA e che non raggiungeranno il punteggio 8, soglia per il momento che determinerà la possibilità o meno di accedere al piano di calcolo anticipato di redditi e conseguentemente imposte dovute per il biennio.
Non solo: per il concordato preventivo si chiede un periodo sperimentale per il biennio 2024-2025, al fine di migliorare le misure previste, ma anche un maggior dialogo tra contribuenti e Fisco, che dovranno avere la possibilità di segnalare eventuali anomalie che incidono sul punteggio ISA conseguito e in ogni caso sul reddito calcolato dall’Agenzia delle Entrate.
Sotto esame le scadenze del concordato preventivo biennale 2024
Una revisione poi delle scadenze previste per l’accesso al concordato preventivo biennale, al centro della discussione anche da parte di commercialisti e tributaristi.
I tempi previsti ad oggi lasciano poco spazio ad una valutazione accurata da parte dei titolari di partita IVA e dei loro intermediari, e neppure il correttivo previsto dallo schema bollinato del decreto legislativo, che consente di anticipare l’invio dei dati necessari da parte del contribuente, è ritenuto sufficiente.
Allo stato attuale, lo schema di decreto predisposto dal Governo prevede che il contribuente compili un apposito formulario da trasmettere entro il 21 luglio all’Agenzia delle Entrate (dal 2025 entro il 20 giugno).
Entro i successivi 5 giorni l’Agenzia elaborerà la proposta di concordato preventivo biennale e al contribuente resteranno solo 5 giorni per scegliere se aderirvi o meno. Tempi troppo ristretti e tutt’altro che sufficienti per una valutazione razionale dei vantaggi dello strumento.
Ecco quindi che dalla Commissione Finanze della Camera arriva la proposta di rivedere i termini per il perfezionamento del concordato preventivo biennale per le partite IVA, alla luce dei connessi adempimenti fiscali previsti.
Sul fronte dei dati da trasmettere al Fisco arriva inoltre la richiesta di un correttivo volto a semplificare l’adesione all’istituto, quale ad esempio l’uso dei dati ISA relativi al periodo d’imposta 2022 per evitare ulteriori adempimenti dichiarativi per i contribuenti nel mese di luglio.
La palla passa ora nelle mani del Governo che, in attesa del parere della Commissione Finanze del Senato atteso entro il 12 gennaio 2024, sarà chiamato a dare il via libera definitivo allo schema di decreto legislativo in materia di accertamento e concordato preventivo biennale.
Per le partite IVA si resta quindi in attesa di novità e correttivi, volti a rendere più attrattivo il nuovo strumento di collaborazione tra Fisco e contribuenti dal quale si stimano maggiori entrate pari a 760,5 milioni di euro per il prossimo anno.
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