Il disegno di legge per la riforma della giustizia tributaria prevede che i concorsi per la nomina a magistrato tributario siano aperti esclusivamente ai laureati in giurisprudenza escludendo di fatto quelli in economia. Il CNDCEC con la lettera del 6 giugno 2022 sostiene la necessità di garantire l'interdisciplinarietà dei giudici.
Riforma giustizia tributaria, secondo il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili è necessario garantire l’interdisciplinarità dei giudici.
La posizione del Consiglio è stata espressa in una lettera del presidente il 6 giugno 2022 al Ministero della Giustizia, dell’Economia e alle Commissioni Finanza e Giustizia di Camera e Senato.
Il disegno di legge n. 2636 con le nuove disposizioni in materia di processi tributari, infatti, prevede che per accedere al concorso da magistrato tributario sia necessaria la laurea in giurisprudenza, escludendo di fatto i laureati in economia.
In questo modo, spiega il presidente del CNDCEC, si escludono le competenze tecnico professionali in materia di fisco, contabilità aziendale e bilancio, le quali sono fondamentali nel processo tributario.
Riforma giustizia tributaria, CNDCEC: bisogna garantire l’interdisciplinarietà dei giudici
Il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili tramite la lettera del 6 giungo 2022, inviata al Ministero della Giustizia, dell’Economia e alle Commissioni Finanza e Giustizia di Camera e Senato, ha espresso la propria posizione in relazione al disegno di legge n. 2636 sulla riforma della giustizia tributaria.
In particolare, per quanto riguarda l’esclusione dei laureati in economia, e quindi dei commercialisti, dal concorso per diventare giudice tributario.
L’art. 4 bis del disegno di legge, infatti, prevede la professionalizzazione dei giudici tributari attraverso il reclutamento tramite concorso, al quale però sarebbero ammessi solamente i laureati in giurisprudenza.
“Al concorso per esami, sono ammessi i laureati che siano in possesso del diploma di laurea in giurisprudenza conseguito al termine di un corso universitario di durata non inferiore a quattro anni.”
Bisogna garantire l’interdisciplinarietà dei giudici, sottolinea il presidente, De Nuccio. L’esclusione dei laureati in economia comporta una ingiustificata disparità di trattamento, senza contare che non verranno assicurate quelle competenze tributarie proprie dei commercialisti nelle materie fiscali, di contabilità aziendale e di bilancio, fondamentali per il giudizio tributario.
Riforma giustizia tributaria: escludere i commercialisti significa perdere competenze tecnico professionali importanti
I commercialisti sono d’accordo sulla scelta del disegno di legge di professionalizzare il ruolo dei magistrati tributari e di procedere al loro reclutamento tramite un concorso. Il rafforzamento della specializzazione dei giudici tributari, infatti, sta procedendo nella direzione auspicata dal Consiglio.
L’unica nota stonata è appunto la questione dei requisiti di accesso a tale concorso.
“Su questo fronte si rischia di non centrare l’obiettivo”
Sono state proprio le competenze tributarie dei commercialisti ad assicurare l’interdisciplinarietà delle Commissioni tributarie. Se sarà questa la strada per la specializzazione del giudice tributario, la giustizia sarà privata delle specifiche competenze tecnico professionali proprie dei laureati in economia.
Le quali sarebbero fondamentali per una giustizia così complessa come quella tributaria.
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