Lo Stato istituisce il “reddito di libertà” per le donne vittime di violenza, ma i fondi sono pochi e parte la gara per meno di 400€ al mese.
Lo Stato, mosso a compassione dalla crisi economica causata dalla pandemia, con il DL 34 del 19 maggio 2020, istituì un fondo denominato “reddito di libertà” per donne vittime di violenza in particolari condizioni di povertà.
Obiettivo secondario “al contenimento dei gravi effetti economici derivanti dalla pandemia” era “favorire, attraverso l’indipendenza economica, percorsi di autonomia e di emancipazione delle donne vittime di violenza in condizioni di povertà”.
Qualcuno potrebbe dire “Buoni pensieri, buone parole, buone opere”, ma oltre i buoni pensieri non si è in grado di andare!
Il primo oltraggio: il contributo non è istituto con lo scopo di supportare le donne vittime di violenza, ma ha lo scopo di contenere gli effetti economici della pandemia; senza pandemia le donne abusate avrebbero ben potuto “aiutarsi da sole”.
Secondo oltraggio: tempi, modi e importi; quasi due anni per partorire un sistema di certificazioni incrociate tra enti per pochi spiccioli.
Dal maggio 2020 questo contributo (perché non si può erogare un reddito per la libertà) ha atteso l’agosto del 2021 per concretizzarsi in un decreto del Presidente del Consiglio che ne determinasse le modalità di accesso ed erogazione e… “addio buone opere”, via alla competizione a suon di burocrazia.
Reddito di libertà 2021: importi, domanda INPS e qualche spunto di riflessione
Il contributo massimo è pari a 400,00€ (quindi potrà essere anche inferiore); la richiesta, da inoltrarsi all’Inps, dovrà essere corredata da una relazione che attesti “la condizione di bisogno straordinaria o urgente” rilasciata dal servizio sociale professionale di riferimento territoriale; la domanda dovrà essere controfirmata dal legale rappresentante del centro antiviolenza riconosciuto dalla regione pena l’inammisibilità.
Nel decreto si dà atto che con il “reddito di libertà” la donna dovrà
“prioritariamente sostenere le spese per assicurare l’autonomia abitativa e la riacquisizione dell’autonomia personale nonché il percorso scolastico e formativo dei figli minori”
Se, e vedremo che non sarà scontato, la donna per 12 mesi potrà ottenere un contributo di 400€ dovrà riuscire con questo a garantirsi un alloggio (si spera dignitoso), mantenere se stessa e sostenere il percorso di crescita dei figli: abbiamo il primo “reddito dei miracoli”.
Reddito di libertà 2021: domanda da inoltrare tramite gli sportelli comunali
La stessa Inps, l’ente preposto all’erogazione del contributo, l’8 novembre, tramite la circolare numero 166/2021, ha fornito le tabelle di ripartizione territoriale dei fondi e il modello per la presentazione della domanda, che, per semplificare, andrà inoltrata tramite gli sportelli comunali!
Che l’Hunger Games abbia inizio: dopo che il Centro antiviolenza ha deciso quali domande presentare (perché solo le donne seguite da Centri riconosciuti possono partecipare), l’INPS può laconicamente rispondere con “Non accolta per insufficienza di Budget”.
Di fatto, la domanda resterà tra coloro che sono sospesi (solo le Regioni potrebbero ripescare le domande ampliando a proprie spese la dotazione del fondo) sino al 31 dicembre 2021.
Ed ecco la fine dei Games:
“Al 31 dicembre 2021, tutte le domande presentate e non accolte nel corso dell’anno per insufficienza budget saranno definitivamente scartate”
Tre milioni di dotazione equivalgono a meno di 1.000 donne in tutta Italia: “Buoni pensieri, buone parole, buone opere” lasciamoli a statisti illuminati.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Stato beffardo con le donne abusate: Hunger Games per 400€