Coronavirus, il dipartimento della Funzione Pubblica ha emanato la direttiva sull'attività della Pa nel corso dell'emergenza sanitaria. Si punta su lavoro agile per i dipendenti, impiego delle tecnologie telematiche per sostituire riunioni e corsi di formazione, precauzioni per i concorsi e il decalogo del Ministero della Salute. Arrivano anche le richieste dei sindacati: più assunzioni in sanità, dispositivi di sicurezza e superamento della legge Brunetta.
Coronavirus, in epoca di emergenza sanitaria anche la Pubblica Amministrazione si organizza per offrire servizi efficienti ai cittadini e proteggere i propri dipendenti.
Per i dipendenti pubblici si punta su lavoro agile, formazione a distanza e maggiori attenzioni sul piano igienico.
A questo scopo il 26 febbraio è stata emanata una direttiva specifica dal dicastero della Funzione Pubblica guidato dal ministro Fabiana Dadone.
Il documento che non si rivolge alle cosiddette “zone rosse”, ovvero le aree sottoposte al contenimento del coronavirus, il COVID-2019, e che dovranno adottare ovviamente altre procedure, illustra un mix di misure che include il ricorso a nuove tecnologie, disposizioni organizzative come nel caso dei concorsi pubblici e. infine, il rilancio del decalogo promosso dal ministero della Salute.
Coronavirus, direttiva della Pubblica Amministrazione: lavoro agile per i dipendenti e impiego delle tecnologie a distanza
In pratica, la Funzione Pubblica assicura che le amministrazioni continueranno ad assicurare la normale apertura degli uffici e il regolare svolgimento delle attività istituzionali, ma raccomanda alle singole amministrazioni di privilegiare le modalità di di lavoro flessibile, al fine di evitare la diffusione del coronavirus, favorendo in particolare:
“i lavoratori portatori di patologie che li rendono maggiormente esposti al contagio, i lavoratori che si avvalgono di servizi pubblici di trasporto per raggiungere la sede lavorativa, i lavoratori sui quali grava la cura dei figli a seguito dell’eventuale contrazione dei servizi dell’asilo nido e della scuola dell’infanzia.”
Inoltre,
“le amministrazioni sono invitate, altresì, a potenziare il ricorso al lavoro agile, individuando modalità semplificate e temporanee di accesso alla misura con riferimento al personale complessivamente inteso, senza distinzione di categoria di inquadramento e di tipologia di rapporto di lavoro”.
In sostanza, con il Decreto della presidenza del Consiglio del 23 febbraio scorso per le misure d’emergenza contro il coronavirus si può attivare lo smart working anche in assenza dell’accordo individuale.
In questi casi, chiarisce una nota del Ministero del Lavoro, nella procedura telematica l’accordo individuale è sostituito da un’autocertificazione che il lavoro agile si riferisce ad un soggetto appartenente a una delle aree a rischio.
Nel campo data di sottoscrizione dell’accordo, va inserita la data di inizio dello smart working.
L’altra misura prevista nella direttiva riguarda le riunioni e gli eventi aggregativi in genere come, ad esempio, i corsi di formazione per i quali la direttiva suggerisce di impiegare modalità di svolgimento telematiche.
In questo senso, è notizia recente che la Funzione Pubblica ha appunto sospeso Settimana dell’amministrazione aperta, prevista originariamente per la settimana tra il 2 e l’8 marzo.
Coronavirus: i concorsi, le misure igieniche e il decalogo per i dipendenti della Pubblica Amministrazione
I concorsi sono tra le preoccupazioni evidenti della pubblica amministrazione in questa fase, stretta tra l’esigenza di procedere rapidamente nella selezione per poter assumere nuovo personale e le cautele dovute all’emergenza sanitaria.
La direttiva in questo senso punta su misure organizzative per ridurre il contatto tra i candidati durante lo svolgimento delle prove, in uscita e in entrata.
Le amministrazioni che non hanno ancora pubblicato le date, possono valutare l’opportunità di riprogrammare il calendario, mentre quelle che lo hanno già fatto devono informare le autorità su luoghi, tempi, numero e provenienza territoriale dei candidati, in modo che possano decidere in merito.
In generale, per il funzionamento degli uffici pubblici si raccomanda evitare il sovraffollamento nei locali aperti al pubblico tramite l’accesso scaglionato, di assicurarne la frequente aerazione e l’accurata pulizia.
Nella documento si fa poi esplicito riferimento al decalogo del Ministero della Salute che qui riproduciamo:
- Lavarsi spesso le mani;
- Evitare il contatto ravvicinato con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute;
- Non toccare occhi, naso e bocca con le mani;
- Coprire bocca e naso se si starnutisce o se si tossisce;
- Non prendere farmaci antivirali né antibiotici, a meno che siano prescritti dal medico;
- Pulire le superfici con disinfettanti a base di cloro o alcol;
- Usare la mascherina solo se si sospetta di essere malati o se si assiste persone malate;
- I prodotti made in China e i pacchi ricevuti dalla Cina non sono pericolosi;
- Contattare il Numero Verde 1500 se si ha febbre o tosse e si è tornati dalla Cina da meno di 14 giorni;
- Gli animali da compagnia non diffondono il nuovo coronavirus.
Coronavirus, la Dadone e le richieste dei sindacati
In questo contesto, si inseriscono anche le richieste delle organizzazioni sindacali del pubblico impiego.
In particolare Cgil, Cisl e Uil chiedono adeguate scorte di dispositivi di protezione individuale, assunzioni soprattutto nel settore sanitario dove il personale già carente prima dell’emergenza, ora è sottoposto a turni di lavoro insopportabili, fondi aggiuntivi per premiare l’impegno di chi sta operando nelle aree di focolaio e, infine, il superamento della legge Brunetta in materia di sospensione dell’attività lavorativa nelle zone rosse.
Su quest’ultimo punto, i sindacati avrebbero ricevuto già assicurazioni dal ministro Dadone, peraltro implicitamente contenute anche nella recente dichiarazione in merito:
“Siamo di fronte a un documento di indirizzo che forniamo alle amministrazioni a tutela di lavoratori e cittadini. Stiamo mettendo in atto tutte le misure che servono a bilanciare l’imprescindibile esigenza di proteggere la salute e garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro con la necessità di mandare avanti la complessa macchina dello Stato e di assicurare i servizi essenziali, di cui il Paese ha comunque bisogno. Ma stiamo anche lavorando a una norma che possa dare piena protezione professionale ai dipendenti della Pa che saranno costretti ad assentarsi per cause di forza maggiore. Andiamo avanti con decisione e razionalità per rispondere al meglio all’epidemia da coronavirus”.
È possibile quindi che il Coronavirus offra la possibilità per superare anche vecchie pendenze in materia di pubblico impiego.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Coronavirus, arriva la direttiva per i dipendenti della Pubblica Amministrazione