Non si è fatto in tempo a pubblicare sulla Gazzetta Ufficiale il testo della Legge di Bilancio 2022 che già si è diffusa la voce di un prossimo decreto riguardante un ennesimo scostamento di bilancio a supporto delle imprese particolarmente esposte al caro dell'energia.
Caro energia, nuovo scostamento di bilancio in arrivo nel 2022?
Gli effetti della pandemia sulla crescita economica, le scelte di indirizzo della transizione ecologica, le tensioni politiche lungo il tracciato dei gasdotti del gas russo, l’altalena dei prezzi internazionali delle materie prime, sono tutta una serie di variabili che vanno in una unica direzione sull’andamento dei prezzi, che dicono sarà una fiammata temporanea ma che non ha ancora toccato il suo picco almeno sulle tasche degli italiani.
Sono alcune delle principali variabili che già dallo scorso autunno stanno facendo sentire i loro effetti sulla crescita economica, che nel quarto trimestre sembra aver rallentato quella spinta che aveva fatto segnare numeri positivi oltre le attese nei trimestri precedenti.
Quella crescita che, avendo alzato il livello della domanda di energia e materie prime, ha riacceso in varia misura nelle diverse economie mondiali le spinte inflattive, peraltro già preventivate, ma la cui durata e misura quantomeno in Europa non è ancora ben identificabile.
Caro energia 2022, scostamento di bilancio in arrivo? L’incerto scenario europeo
Il perché è legato alla combinazione di fattori mai accaduta in passato:
- una crisi pandemica mondiale che fa sentire i suoi effetti in periodi alterni ed a macchia di leopardo in tutto il mondo;
- la crisi ucraina che vede Putin e Biden ai ferri corti e che le interessa un territorio nel quale transita un gasdotto che fornisce buona parte del gas russo ai Paesi europei;
- le scelte di indirizzo in una direzione ecologica del nostro Paese che, abbandonato il nucleare e dismettendo le centrali a carbone, a cui sommare la scelta di non autorizzare ulteriori trivellazioni per la ricerca di giacimenti di idrocarburi, ci vedono particolarmente esposti alle tensioni sui prezzi dell’energia sui mercati internazionali;
- le tensioni sulle scelte di indirizzo energetico della Germania, la “locomotiva economica” europea, la quale sta anch’essa per chiudere definitivamente le sue ultime centrali nucleari entro il 2022 e che vedrà abbandonare gradualmente il carbone pur essendone importante produttrice;
- la chiusura per manutenzione di alcune centrali nucleari in Francia.
Nel mentre la crescita dell’incidenza delle fonti alternative quali ad esempio solare ed eolico segna il passo, o meglio cresce, ma non in misura sufficiente a sostituire a breve termine le fonti tradizionali.
Forse proprio la presa d’atto di questa situazione ha portato il Consiglio Europeo, come preannunciato il mese scorso dal vicepresidente dell’esecutivo Dombrowkis, a manifestare, a determinate condizioni, una apertura all’utilizzo del nucleare e del gas nucleare quali plausibili fonti energetiche, da considerare nell’ambito dei piani di sviluppo dei Paesi membri nel mix energetico da adottare verso l’obiettivo della neutralità climatica da raggiungere entro il 2050.
I riflessi sull’economia italiana
Tutto questo si sta riversando sull’economia italiana, con un’inflazione proiettata ben oltre il 4 per cento come non si registrava da anni, la cui causa è principalmente riconducibile ai prezzi dell’energia e delle materie prime.
Una condizione che sta mettendo in discussione la riapertura di diverse aziende energivore dove, dall’automotive alle fonderie alla meccanica di precisione alla metallurgia alla ceramica, l’incidenza del costo dell’energia è dirimente.
Sommate questo alle note restrizioni di carattere sanitario ed ecco le sofferenze di settori quali il turismo, l’intrattenimento ed in minor misura il commercio al dettaglio.
Spazi di manovra ridotti
Il Governo è già intervenuto con alcune misure dedicate per assorbire per quanto possibile il caro bollette e margini per un ulteriore intervento sono ridotti, atteso che il tesoretto disponibile per il mancato utilizzo dei fondi per precedenti provvedimenti Covid è stato assorbito anche da quel rivolo di provvedimenti localistici di stampo elettorale contenuto nell’ultimo centinaio di commi della Legge di Bilancio.
Le grida di allarme di Confindustria ed imprenditori stanno spingendo l’esecutivo ad un ulteriore intervento che non sarà risolutivo ma dovrebbe accompagnare in varia forma le imprese in questo passaggio del picco inflattivo e delle tensioni dei prezzi energetici, sperando si tratti di una fase temporanea.
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