Pensioni all’estero: oltre 310.000 nel 2023, nessuna rivalutazione per il prossimo anno

Francesco Rodorigo - Pensioni

Sono oltre 310.000 le pensioni pagate all'estero dall'INPS nel 2023, per una spesa di 1,6 miliardi. Il disegno di Legge di Bilancio 2025 prevede la rivalutazione degli importi solo per le pensioni minime

Pensioni all'estero: oltre 310.000 nel 2023, nessuna rivalutazione per il prossimo anno

Nel 2023 la spesa per le pensioni all’estero ha raggiunto quota 1,6 miliardi di euro. Sono oltre 310.000 i trattamenti erogati dall’INPS in circa 160 Paesi.

Questi i dati salienti del nuovo rapporto dell’Istituto pubblicato il 28 ottobre.

Importanti novità per pensioni e le pensionate all’estero sono in arrivo anche con il disegno della Legge di Bilancio 2025.

Il prossimo anno gli assegni, ad esclusione delle pensioni minime, non saranno rivalutati all’inflazione.

Pensioni all’estero: oltre 310.000 nel 2023, nessuna rivalutazione per il prossimo anno

L’INPS ha pubblicato il nuovo rapporto sulle pensioni pagate all’estero aggiornato al 2023.

Lo scorso anno l’Istituto ha pagato oltre 310.000 trattamenti per una spesa totale di 1,6 miliardi di euro. Si tratta, si legge nel rapporto, del 2,3 per cento delle pensioni totali concesse dall’INPS, distribuite su 160 Paesi in tutto il mondo.

I trattamenti analizzati comprendono non solo quelli riferiti alle prestazioni in regime internazionale, ma anche a quelle liquidate sulla base della sola contribuzione italiana.

Le sole pensioni in regime internazionale sono circa 680.000, di cui il 36 per cento pagate all’estero, per un importo di poco meno di 562 milioni di euro.

La maggior parte dei pagamenti delle pensioni è effettuata nei confronti di pensionati e pensionate che si trovano sul continente europeo (48 per cento), in America (38 per cento) e in Australia (11 per cento).

L’Istituto segnala, da un punto di vista tendenziale, i dati che mostrano l’aumento dei pagamenti delle pensioni in Europa (+4,3 per cento), ma anche nei Paesi dell’America centrale, in Asia e in Africa (rispettivamente +38,9 per cento, + 34,9 per cento e +30,3 per cento).

In diminuzione, invece, gli assegni pagati verso Stati Uniti e Canada e nell’America del Sud, ma anche in Oceania, tutte aree che storicamente, evidenzia l’INPS, sono state tra le destinazioni preferite dagli emigranti italiani nel secolo scorso.

Pensioni all’estero: nel 2025 rivalutazione degli importi solo per le minime

Il disegno della Legge di Bilancio 2025 introduce diversi provvedimenti in materia di previdenza, uno dei quali interessa direttamente proprio i pensionati e le pensionate all’estero.

Il testo del DDL, attualmente all’esame della Camera, introduce all’articolo 27 una misura che sospende la rivalutazione annuale degli importi.

In via eccezionale per il 2025, infatti, la perequazione delle pensioni, cioè la rivalutazione automatica degli importi in adeguamento all’inflazione, non sarà riconosciuta ai pensionati e alle pensionate residenti all’estero che percepiscono un trattamento superiore al minimo INPS, con riferimento all’importo complessivo dei trattamenti stessi.

Inoltre, si specifica nel DDL Bilancio, se la pensione risulta superiore al trattamento minimo INPS e inferiore a tale limite incrementato della quota di rivalutazione automatica spettante sulla base della normativa vigente, la rivalutazione automatica è comunque attribuita fino al raggiungimento di tale limite maggiorato.

Il prossimo anno, dunque, chi riceve una pensione all’estero di importo superiore al minimo INPS non vedrà l’adeguamento dell’assegno all’inflazione.

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