Mentre nel resto d'Italia si debutta sul campo, i navigator in Campania non hanno ancora firmato il loro contratto. Manca l'accordo tra ANPAL e Regione. Il caso rappresenta il paradosso del reddito di cittadinanza sulla questione lavoro e una falla nell'organizzazione dei Centri per l'Impiego.
Mentre nel resto d’Italia si debutta sul campo, i navigator in Campania restano fermi: i 471 selezionati per traghettare nel mondo del lavoro i beneficiari del reddito di cittadinanza, di cui il Mezzogiorno detiene il primato, non hanno ancora firmato il contratto con ANPAL. Manca l’accordo tra l’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro e la Regione, che scaricano l’una sull’altra la responsabilità dello stallo e rimangono ancorate alle loro motivazioni. Il caso rappresenta una falla nell’organizzazione dei Centri per l’Impiego, che caratterizza la Campania come il resto d’Italia.
A giugno 2019, come gli aspiranti colleghi di tutta Italia, i candidati campani sono stati selezionati per diventare navigator. La prospettiva? Firmare un contratto di collaborazione coordinata e continuativa per 24 mesi con uno stipendio di 27.338,76 euro lordi all’anno e supportare i Centri per l’Impiego nelle attività di accompagnamento al lavoro destinata ai beneficiari de reddito di cittadinanza.
Ma il meccanismo della fase due del reddito di cittadinanza, in Campania, si è inceppato, dando vita a un doppio paradosso: chi avrebbe dovuto cercare nuove opportunità professionali per gli altri è rimasto senza lavoro e i Centri per l’Impiego più affollati d’Italia sono rimasti senza il supporto necessario per mettere in atto le attività collegate al reddito di cittadinanza.
Il caso dei navigator in Campania, da quali motivazioni nasce il paradosso del reddito di cittadinanza
Ma come nasce il paradosso del reddito di cittadinanza? Mentre a fine luglio tutte le regioni si erano già accordate con ANPAL per contrattualizzare le nuove figure professionali, la Campania non rispondeva all’appello.
Ai primi di agosto tutti gli altri partecipavano alle prime sessioni formative, e i navigator di Napoli, Salerno, Avellino, Benevento e Caserta chiedevano, ancora e invano, di poter firmare il loro contratto.
Dai primi di agosto al 2 settembre, data di debutto sul campo in tutto il resto d’Italia, nulla è cambiato e la situazione è ancora in stallo: mentre ANPAL e Regione hanno dato vita a un botta e risposta che li vede arroccati sulle loro posizioni, i selezionati continuano a protestare.
I nodi sui cui il meccanismo si è inceppato, e sui cui il governatore Vincenzo De Luca non ha intenzione di mollare la presa, sono due:
- il contratto con ANPAL permette ai navigator di fare un doppio lavoro, distraendoli dall’obiettivo primario da raggiungere;
- si immettono nel sistema dei Centri per l’Impiego nuovi potenziali, e futuri, precari che si aggiungono a una schiera di 600 lavoratori in bilico.
Nella comunicazione del 27 agosto indirizzata al Presidente, ANPAL ha sottolineato che è “stato delineato un Piano industriale che prevede l’assunzione in forma stabile di circa 400 lavoratori” per i Centri per l’Impiego.
Ma oltre al futuro incerto dei nuovi ingressi, resterebbero ancora fuori 200 persone stando ai dati diffusi.
Il caso dei navigator in Campania e la questione del precariato nei Centri per l’Impiego
La questione della stabilizzazione delle figure già presenti nei Centri per l’Impiego, in realtà, non è nuova né soltanto campana.
L’esercito dei navigator è stato dimezzato proprio per far fronte a questo problema: in principio dovevano essere in 6.000, ma a marzo 2019, dopo un braccio di ferro tra Regioni e governo, si è deciso di impiegare le risorse, inizialmente destinate agli altri 3.000, per l’assunzione a tempo indeterminato di 4.000 funzionari precari.
Gli enti territoriali, infatti, hanno fatto fronte comune ottenendo una soluzione, che è frutto di un compromesso. Ma il problema del precariato per i navigator, per i funzionari delle strutture territoriali, o per entrambi, resta.
E tra battaglie e prese di posizioni, è chiaro che il reddito di cittadinanza sulla questione del lavoro è già in affanno e sta aprendo una falla sempre più profonda nel sistema delicato dei Centri per l’Impiego.
Appare del tutto compromesso quel “buon andamento”, che si declina in efficienza ed economicità dei servizi garantiti ai cittadini, indicato nell’articolo 97 della Costituzione come la base dell’organizzazione dei pubblici uffici.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Il caso dei navigator in Campania, paradosso del reddito di cittadinanza