Il lavoro in nero di colf, badanti e altri collaboratori domestici comporta una perdita annuale per lo Stato di quasi 3 miliardi di euro. L'analisi promossa da Assindatcolf e realizzata dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro fornisce il quadro della situazione italiana. Secondo i consulenti per contrastare l'irregolarità è necessario sostenere le famiglie riducendo i contributi e garantendo incentivi.
Colf e badanti, per contrastare il lavoro nero bisogna ridurre sostanzialmente i costi per le famiglie.
In base ai dati dello studio di Assindatcolf e Fondazione Studi Consulenti del Lavoro lo Stato perde quasi 3 miliardi di euro di gettito ogni anno.
Sono anche le famiglie a sostenere i costi e i rischi maggiori nella prospettiva di ottenere un qualche risparmio. Ma con eventuali accertamenti, denunce o sanzioni i costi salgono notevolmente, senza contare le conseguenze penali.
Per far emergere il lavoro sommerso sono necessari interventi importanti e le misure in vigore attualmente non sono sufficienti. Serve implementare una forte riduzione dei contributi e garantire agevolazioni per l’assunzione dei collaboratori.
Colf e badanti: lo Stato perde 3 miliardi per il lavoro nero, bisogna ridurre i costi per le famiglie
Il lavoro nero di colf, badanti e altri collaboratori domestici è una delle maggiori aree di irregolarità in Italia. Tra evasione contributiva e fiscale, lo Stato perde ogni anno circa 2,7 miliardi di euro.
I dati emergono dallo studio “Il costo nascosto del lavoro domestico” promosso da Assindatcolf (Associazione Sindacale Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico) e realizzato da Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, pubblicato il 16 giugno 2022.
Sono le famiglie ad assumersi i rischi maggiori, poiché con un’apparente prospettiva di risparmio scelgono di procedere con rapporti di lavoro irregolari. Secondo i dati, un ipotetico risparmio sarebbe decisamente minore del costo di eventuali conflittualità, senza contare le sanzioni e le conseguenze penali.
Per cambiare lo stato delle cose, secondo i Consulenti del Lavoro è necessario promuovere sostegni a favore delle famiglie che garantiscano importanti riduzioni ai contributi da versare e incentivi per l’assunzione.
L’incidenza del lavoro domestico irregolare può assumere forme diverse, si va dal mancato versamento dei contributi, alla dichiarazione falsata delle ore di lavoro fino al nero vero e proprio.
La categoria dei lavoratori domestici include perlopiù colf, badanti e baby sitter.
Ai costi del mancato gettito contributivo, poi, vanno sommati quelli derivanti dalla mancata o parziale dichiarazione dei redditi da parte dei lavoratori. In questo caso è più facile cadere nell’irregolarità, dato che le famiglie che assumono lavoratori domestici non agiscono come sostituti d’imposta, lasciando l’onere di presentare la dichiarazione ai singoli lavoratori.
Colf e badanti in nero: i dati dimostrano che alle famiglie non conviene
La proliferazione del lavoro nero di colf e badanti è favorita dalla convinzione da parte di molti che questo sistema permetta un sostanziale risparmio.
In realtà, i dati dello studio mostrano che l’eventuale risparmio sarebbe molto contenuto rispetto alla spesa annua sostenuta in caso di lavoro regolare.
I rischi derivanti da eventuali accertamenti, denunce o sanzioni, poi, potrebbero portare a sostenere spese molto più rilevanti.
Si pensi ad esempio al pagamento dei contributi o del TFR evasi, alle sanzioni amministrative fino a 500 euro ed eventuali costi di conciliazione delle situazioni di conflittualità.
Se poi la situazione di irregolarità dovesse riguardare un lavoratore privo di valido permesso di soggiorno le famiglie si troverebbero di fronte ad una sanzione di 5.000 euro e a importanti responsabilità penali.
Ma non ci sono solamente i rischi economici. Le famiglie che impiegano lavoratori in forma irregolare sono molto più esposte all’eventualità di cause o controversie e alle responsabilità penali in caso di incidenti sul lavoro.
Inoltre, bisogna considerare i rischi derivanti dal rapporto stesso con il lavoratore, dalle minacce di denuncia a comportamenti scorretti e interruzioni improvvise della prestazione.
Colf e badanti in nero: le possibili soluzioni secondo i consulenti del lavoro
I consulenti del lavoro si trovano spesso a fare da intermediari nelle controversie che possono nascere nel rapporto di lavoro tra famiglie e collaboratori domestici.
Dal loro punto di vista, per favorire l’emersione del settore e regolarizzare il più possibile i contratti è necessario incentivare l’adozione di comportamenti corretti.
Andrebbe, poi, eliminata la concezione che il lavoro domestico occupi una posizione inferiore rispetto agli altri lavori.
Le misure a favore delle famiglie attualmente in vigore non sono abbastanza efficaci. Si tratta della deduzione dei contributi versati fino ad un massimo di 1.549,37 euro annui e la detrazione di massimo 2.100 euro l’anno della retribuzione sostenuta per badanti di persone non autosufficienti.
Questa è fruibile esclusivamente con un reddito inferiore ai 40.000 euro annui e presentando l’attestazione delle condizioni di non autosufficienza della persona da assistere.
Secondo la maggior parte dei consulenti è necessario ridurre significativamente i costi sostenuti dalle famiglie. Bisogna alzare la soglia di deducibilità delle spese e di detrazione, in modo da incentivare i datori di lavoro a regolarizzare i contratti.
Allo stesso tempo, è necessario predisporre specifici sgravi per l’assunzione regolare dei collaboratori.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Colf e badanti: lo Stato perde 3 miliardi per il lavoro nero, bisogna ridurre i costi per le famiglie