I costi non sono deducibili nel caso in cui l'Agenzia delle Entrate ritenga i costi non inerenti o non certi e il contribuente non fornisca una prova contraria
Se l’Amministrazione finanziaria rileva elementi tali da ritenere che i costi relativi ad una fattura siano non inerenti o non certi, ad esempio perché la fattura reca una descrizione generica, e il contribuente non fornisca prova contraria, i costi sono indeducibili.
Ai fini della deducibilità di un componente negativo, infatti, l’onere probatorio grava sul contribuente, il quale deve fornire la prova dell’inerenza del costo quale atto d’impresa, ossia dell’esistenza e natura della spesa, dei relativi fatti giustificativi e della sua concreta destinazione alla produzione.
Il caso pratico che analizziamo oggi - tratto dalla datata ma sempre attuale Ordinanza n. 35568/2022 - verte sul ricorso proposto da due società, una in veste di consolidata e l’altra di consolidante, avverso un avviso di accertamento con cui l’Agenzia delle entrate ha contestato, tra l’altro, la deducibilità dei costi relativi ad una fattura per “consulenze di mercato”, effettuata da altra società del medesimo gruppo, perché non inerente.
Il ricorso è stato parzialmente accolto dalla CTP, che ha ammesso la deducibilità dei costi relativi alla fattura per le consulenze, ma il giudizio è stato ribaltato dalla CTR che, accogliendo l’appello dell’Amministrazione finanziaria, ha ritenuto corretta la ripresa fiscale e confermato la fondatezza dell’atto impositivo.
Avverso la sentenza d’appello ha proposto ricorso per cassazione la società lamentando, per quanto di interesse, violazione e falsa applicazione dell’art. 109, comma 5 del TUIR, per aver la CTR ritenuto che i costi relativi alla fattura relativa a “consulenze di mercato”, emessa da altra società del medesimo gruppo, fossero indeducibili per difetto di inerenza per il solo fatto che il documento fiscale fosse generico, senza alcuna considerazione di merito sull’organizzazione imprenditoriale di gruppo a monte dell’operazione.
La Corte di cassazione ha ritenuto infondato il motivo di doglianza e ha rigettato il ricorso proposto dalla società.
In tema di accertamento delle imposte sui redditi è orami principio consolidato che l’onere della prova dei presupposti dei costi ed oneri deducibili concorrenti alla determinazione del reddito d’impresa, ivi compresa la loro inerenza e la loro diretta imputazione ad attività produttive di ricavi, gravi sul contribuente.
Con particolare riferimento al requisito dell’inerenza, il collegio di legittimità ha rimarcato che l’onere probatorio è in capo al contribuente in quanto soggetto gravato dell’onere di dimostrare l’imponibile maturato.
Questi, pertanto, ai fini della deducibilità del componente negativo deve fornire la prova dell’inerenza del costo quale atto d’impresa, ossia dell’esistenza e natura della spesa, dei relativi fatti giustificativi e della sua concreta destinazione alla produzione.
Nella specie la CTR ha rilevato che l’Ufficio aveva fornito elementi idonei a disconoscere i costi.
In tal senso la fattura risultava generica; inoltre la stessa società emittente la fattura e che aveva formalmente fornito la consulenza non si occupava, per statuto, di simili compiti; ed ancora, sebbene la fattura contestata recava la descrizione “consulenze di mercato per l’anno 2009”, la determinazione dell’importo era ancorata ad attività anteriori poiché riguardavano il 2008.
Tutti tali elementi deponevano per ritenere i costi carenti non solo per inerenza ma anche per certezza e competenza, senza che la società contribuente, sebbene fosse suo onere, avesse fornito idonea prova contraria.
A nulla rileva la generica considerazione sull’organizzazione del gruppo societario perché la società non aveva provato gli elementi necessari a dimostrare l’asserita ripartizione di funzioni tra le diverse strutture societarie. Da qui il rigetto del ricorso.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: La prova dell’inerenza di un costo grava sul contribuente