Coronavirus, dopo il DPCM dell'11 marzo 2020 si apre la dura polemica dei sindacati che chiedono maggiori tutele per chi opera nei servizi pubblici e privati, ritenuti essenziali e che restano aperti. La Fiom Cgil e l'Usb pubblico impiego minacciano lo sciopero in mancanza di DPI.
Coronavirus, dopo il decreto del presidente del Consiglio Conte dell’11 marzo che ha di fatto lasciato aperte solo le attività produttive essenziali, rimane aperta la questione della tutela di tutti i lavoratori che operano in tali settori.
All’indomani del DPCM la polemica da parte delle organizzazioni sindacali è molto forte e non soltanto sul versante del pubblico impiego che data la natura dell’emergenza COVID-19 trova esposti in modo particolare gli operatori della sanità.
Infatti, c’è una dura presa di posizione della segreteria nazionale della Fiom Cgil che definisce inaccettabile la mancanza di misure e iniziative volte a proteggere i lavoratori che garantiscono la tenuta economica del paese nel contesto di crisi attuale.
L’organizzazione di categoria dei metalmeccanici arriva a prefigurare lo sciopero pur di richiedere interventi immediati:
“Impegniamo tutte le strutture della Fiom, in rapporto con Fim e Uilm – si legge ancora nel comunicato – a mobilitarsi da subito per iniziative tese a verificare che ai lavoratori siano garantite dalle imprese le condizioni di salute e sicurezza anche attraverso fermate per una riduzione programmata delle produzioni.”
Per la Fiom: “Tutelare la salute dei metalmeccanici serve a garantire quella di tutti i cittadini italiani”.
Contemporaneamente viene ribadita la richiesta di provvedimenti urgenti in materia di ammortizzatori sociali.
Coronavirus, il fronte della Pubblica Amministrazione: i sindacati chiedono più tutele per i lavoratori
I lavoratori del pubblico impiego sono peraltro proprio al centro del ciclone causato dall’impatto del Nuovo Coronavirus, soprattutto gli infermieri e i medici impegnati nella cura dei malati.
Su questo fronte si possono segnalare molte iniziative delle diverse organizzazioni sindacali che chiedono maggiore tutela per gli addetti ai servizi pubblici essenziali.
C’è da registrare la raccolta firme indirizzata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella da parte della Funzione Pubblica della Cgil con la richiesta:
- che alle prime assunzioni autorizzate si affianchi subito un nuovo provvedimento che a regime riporti l’organico del Ssn a un fabbisogno adeguato;
- che stanzi risorse tali da incrementare la retribuzione di quei lavoratori per ogni settimana di lavoro svolto in emergenza, oltre il valore dello straordinario per ogni ora lavorata;
- il riconoscimento di un’indennità specifica oraria Covid-19 per chi ha lavorato e lavora in questa battaglia per salvare la nostra salute.
Nel frattempo, il sindacato di cateogira chiede risposte urgenti al governo in materia di DPI, Dispositivi di Protezione Individuale per tutti i lavoratori pubblici e privati e di forniture sanitarie su tutto il territorio nazionale che consentano di gestire l’emergenza COVID-19.
“La chiave di volta quindi - ha commentato la segretaria della FP Cgil Serena Sorrentino - è coesione sociale, convergenza e condivisione istituzionale, senso di comunità, valorizzazione dei beni pubblici a partire dalla Salute. In pratica tutto ciò che chiediamo da anni, superare l’ubriacatura neoliberista che ha desertificato il lavoro pubblico, ha impoverito lo stato sociale, messo in regime di competitività i territori spezzando la catena del valore economico e sociale.”
Coronavirus, senza maggiori tutele anche l’Usb minaccia lo sciopero
Ma la Cgil non è stata l’unica a mobilitarsi in questo senso, una iniziativa analoga è stata presa dall’Usb Pubblico Impiego con una raccolta inviata in questo caso:
“al Presidente del Consiglio e alla Ministra della Funzione Pubblica con la richiesta di chiusura di tutti gli uffici della Pubblica Amministrazione fatti salvi i servizi essenziali a condizione che siano messi nelle condizioni di operare in sicurezza sia per i lavoratori che per l’utenza.”
Anche in questo caso, l’Usb non esclude il ricorso allo sciopero dinanzi “all’evidente contraddizione tra i continui appelli a rimanere a casa e la normale prosecuzione dell’attività lavorativa, passando per la beffa dell’autocertificazione delle “comprovate esigenze di servizio” qualora si venga fermati nel tragitto casa/lavoro.
Usb in assenza di una risposta entro 24 ore ricorrerà allo stato di agitazione delle lavoratrici e dei lavoratori della PA ed eventualmente allo sciopero “per gravi eventi lesivi dell’incolumità e della sicurezza dei lavoratori (art. 2 comma 7 della legge 146 sul diritto di sciopero)”.
Il governo quindi è chiamato dalle organizzazioni dei lavoratori a essere conseguente con l’emergenza dettata dal COVID-19 e dall’ultimo Dpcm che definisce ancor più precisamente i contorni dei servizi definiti come essenziali: se questa è la loro natura la priorità è difendere i lavoratori che a oggi sono in prima linea.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Coronavirus, i sindacati chiedono protezione per il lavoro essenziale