Welfare aziendale, cos'è e quali sono i benefici fiscali ed economici? Un focus su regole e vantaggi per imprese e lavoratori
Welfare è un anglicismo presente ormai da molto tempo in tutti i dizionari italiani; il termine, in sé e per sé, significa “benessere” ed è utilizzato frequentemente in diverse locuzioni, soprattutto relative agli ambiti politici ed economici; alcuni classici esempi sono welfare state (o “stato sociale”), welfare territoriale, welfare sanitario ecc.
Negli ultimi tempi, una delle tematiche più dibattute è sicuramente quella del welfare aziendale che, com’è immediato intuire, riguarda l’ambito del lavoro.
Date l’attualità e l’importanza dell’argomento, è senza dubbio interessante approfondire la tematica della promozione del benessere lavorativo con il welfare aziendale, con un particolare focus sui benefici fiscali che tale politica implica per le aziende (ma anche per i destinatari, ovvero i lavoratori).
Cos’è il welfare aziendale?
Affermare che il welfare aziendale è il benessere in azienda è tecnicamente corretto, ma è piuttosto riduttivo poiché non rende del tutto l’idea di quanto tale politica (o strategia, a seconda dei punti di vista) sia complessa e articolata.
Volendo semplificare il concetto, possiamo affermare che con tale espressione ci si riferisce a tutta una serie di iniziative e di incentivi che un’azienda mette in atto e che sono destinati al miglioramento del benessere e della soddisfazione dei propri dipendenti e collaboratori.
Va da sé che una politica di questo tipo, aumentando il livello di soddisfazione dei dipendenti, ha riflessi positivi anche per l’azienda. Non è un mistero che in un luogo di lavoro in cui il lavoratore è gratificato e soddisfatto, il clima è decisamente più positivo e produttivo.
Non solo un mero incentivo economico
Le varie misure di welfare aziendale, che come vedremo sono numerose e variegate, apportano benefici economici, ma sarebbe sbagliato, sia tecnicamente che filosoficamente, considerarle come semplici “aumenti della retribuzione”.
Il concetto del welfare aziendale, infatti, investe anche la sfera emotiva e quella psicologica, non solo quella economica.
Quali sono le principali misure di welfare aziendale
L’elenco delle misure che le aziende possono mettere in atto nell’ambito della loro politica di welfare aziendale è piuttosto lungo.
Fra le misure più comunemente adottate vi è la distribuzione di benefit sotto forma di buoni e voucher: buoni pasto (elettronici o cartacei), buoni carburanti, buoni regalo per occasioni particolari, voucher per acquisti in negozi convenzionati ecc.
Si devono poi ricordare gli interventi di sostegno alla famiglia quali i contributi per l’istruzione dei figli, gli asili nido aziendali, i congedi parentali retribuiti aggiuntivi ecc.
Particolarmente apprezzate sono le misure relative al benessere e al tempo libero: abbonamenti o sconti per palestre, centri sportivi o piscine, accesso a corsi di yoga o fitness, convenzioni per viaggi ecc.
Altri interventi riguardano la previdenza e il risparmio: contributi a fondi pensione integrativi, assicurazioni sulla vita o contro gli infortuni, previdenza complementare aziendale ecc.
Sono previste anche misure relative ai servizi di mobilità: abbonamenti a mezzi pubblici, servizi di trasporto aziendale ecc.
Altre aree di intervento sono l’assistenza sanitaria, la flessibilità e la conciliazione vita-lavoro, la formazione e lo sviluppo professionale, la fornitura di servizi tecnologici e via discorrendo.
Aziende: i benefici fiscali ed economici insiti nel welfare aziendale
Adottando una strategia di welfare aziendale, un’azienda ha indubbi benefici fiscali. Si ricorda infatti che l’articolo 95 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi) prevede di dedurre dal reddito tutte le spese sostenute in denaro o in natura per il lavoro dipendente, ivi comprese anche quelle relative alle diverse prestazioni di welfare aziendale.
È però contemplata un’eccezione nell’art. 100 del sopra citato TUIR (“Oneri di utilità sociale”); in base a questo articolo infatti la deducibilità del reddito d’impresa non è del 100%, bensì del 5 per mille nel caso delle spese per il personale dipendente relative a oneri sostenute per opere e servizi con finalità di educazione, istruzione, ricreazione, assistenza sociale e sanitaria o culto, destinati alla generalità o a categorie di dipendenti e che siano state sostenute volontariamente, ossia per atto liberale dal datore di lavoro.
Oltre al mero beneficio fiscale, si deve anche dare conto del fatto che in alcuni casi l’azienda può ottenere un risparmio sui costi del personale che può arrivare fino al 40% sugli importi lordi erogati ai propri dipendenti.
Infine, rispetto all’erogazione di una somma di denaro il cui valore sia equivalente a quello delle misure di welfare erogate, si ha una riduzione del cuneo fiscale più o meno accentuata.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Welfare aziendale e fiscalità: opportunità per una gestione più efficiente