Pensioni, OCSE: giovani via dal lavoro a 71 anni e spesa previdenziale troppo elevata

Francesco Rodorigo - Pensioni

Il nuovo rapporto dell'OCSE sulle pensioni lancia l'allarme per l'Italia: di questo passo i giovani che iniziano a lavorare adesso andranno in pensione a 71 anni. La spesa è troppo elevata, nel 2021 ha raggiunto il 16,3 per cento del PIL, la percentuale più alta tra i paesi OCSE. Intanto, il DDL Bilancio 2024 prevede una stretta sulle pensioni anticipate

Pensioni, OCSE: giovani via dal lavoro a 71 anni e spesa previdenziale troppo elevata

Futuro nero per le pensioni dei giovani lavoratori e lavoratrici che si affacciano oggi per la prima volta nel mondo del lavoro.

Secondo le previsioni nel nuovo rapporto dell’OCSE, se non ci saranno cambiamenti, potranno andare in pensione non prima di aver compiuto i 71 anni d’età.

In Italia la pensione è legata all’aspettativa di vita e la spesa previdenziale è troppo elevata, nonostante l’alto livello di contribuzione versata, con costi in crescita anche per via del ricorso alle deroghe per favorire l’uscita anticipata, come ad esempio le Quote.

Serve necessariamente una riforma del sistema previdenziale, intanto la Manovra per il 2024 nel testo in esame al Senato prevede una stretta sulla pensione anticipata.

Pensioni, OCSE: giovani via dal lavoro a 71 anni e spesa previdenziale ai massimi

L’OCSE, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, ha pubblicato il 13 dicembre il nuovo rapportoPensions at a Glance 2023”, nel quale esamina le sfide per le pensioni derivanti dall’elevata inflazione e passa in rassegna le misure introdotte nei paesi OCSE tra settembre 2021 e settembre 2023.

Per quanto riguarda il nostro Paese, a preoccupare è soprattutto la situazione dei giovani lavoratori e lavoratrici.

Come si legge nel documento, infatti, i giovani che oggi fanno il loro ingresso nel mondo del lavoro non potranno arrivare alla pensione prima dei 71 anni d’età, secondo le previsioni legate all’aspettativa di vita.

Attualmente, ricordiamo, l’età pensionabile per la vecchiaia in Italia è di 67 anni con minimo 20 di contribuzione e un importo almeno 1,5 volte il minimo.

La spesa previdenziale resta troppo elevata, nonostante l’aliquota contributiva pari al 33 per cento (la più alta), di cui circa un terzo è a carico del dipendente e due terzi dal datore di lavoro, la quale se da una parte garantisce importi più elevati dall’altra rischia di danneggiare la competitività dell’economia e di sfavorire l’occupazione.

Complice anche il ricorso alle deroghe alle regole sul pensionamento di vecchiaia, come Quota 100, Quota 102 e Quota 103 che hanno garantito accesso anticipato alla pensione, spesso senza penalità.

Nel 2021 la spesa ha rappresentato il 16,3 per cento del PIL. Nel 2035 si prevede possa raggiungere il 17,9 per cento. Quello che sembra essere certo è la necessità di una riforma delle pensioni, che, come sottolineato anche dal Presidente del CNEL Renato Brunetta nel corso dell’audizione alla Commissione bicamerale di vigilanza sugli enti previdenziali del 12 dicembre, deve essere affrontata con un occhio di riguardo alla sostenibilità sociale e rispondendo alla sfida demografica.

“Aver concesso per decenni pensioni non sostenute da un corrispondente gettito contributivo sta alla radice non solo del disavanzo pensionistico, ma anche di gran parte del debito pubblico. Senza interventi si rischia un collasso dell’intero sistema.”

Pensioni 2024: le novità nel disegno della Legge di Bilancio

Questa riforma non arriverà nel 2024. Nel pacchetto di misure dedicato alla previdenza della prossima Legge di Bilancio, però, ci sono importanti novità.

Cambia tutto, infatti, per le misure già in vigore nel 2023, con una stretta su Quota 103, Opzione Donna e Ape Sociale.

La prima prevede l’uscita dal lavoro sempre con 62 anni d’età e 41 di contributi ma con vincoli più stringenti: per chi matura i requisiti nel corso del 2024 l’importo del trattamento verrà determinato secondo le regole di calcolo del sistema contributivo. Il valore lordo mensile dell’assegno, inoltre, non potrà essere superiore a quattro volte il minimo indicato dall’INPS.

Le finestre per l’uscita, infine, si allungano da 3 a 7 mesi a per i dipendenti privati e da 6 a 9 mesi per gli statali.

La bozza della Legge di Bilancio 2024 prevede importanti novità anche per Opzione Donna e Ape Sociale.

Per la prima aumenta il requisito anagrafico, che passa da 60 a 61 anni d’età, mentre resta fermo il requisito di 35 anni di contribuzione, ridotto di un anno per ogni figlio nel limite di due anni.

Il requisito anagrafico aumenta anche per l’anticipo pensionistico, passando a 63,5 anni d’età.

Tra le altre novità anche l’eliminazione del vincolo nel sistema contributivo che prevede si possa uscire una volta raggiunta l’età prevista solo nel caso in cui sia stato raggiunto un importo pensionistico pari a 1,5 volte quello della pensione sociale.

Oltre a questo viene modificato anche il requisito per la pensione anticipata con il contributivo: Il trattamento maturato dovrà essere superiore a 3 volte quello dell’assegno sociale e non più 2,8 come è stato finora, coni riduzioni per donne con figli.

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