Pensioni per i giovani: spunta l’ipotesi di sommare previdenza pubblica e fondi complementari

Francesco Rodorigo - Pensioni

L'ultima ipotesi prevista per favorire la pensione anticipata dei più giovani, in particolare gli under 35 che ricadono interamente nel sistema contributivo, è quella di sommare la pensione pubblica alla rendita privata dei fondi complementari. In questo modo si potrebbe favorire il raggiungimento dei requisiti per anticipare l'uscita a 64 anni

Pensioni per i giovani: spunta l'ipotesi di sommare previdenza pubblica e fondi complementari

Pensione anticipata a 64 anni con 20 di contributi per gli under 35.

Una delle nuove ipotesi emerse dopo l’ultimo incontro del tavolo sulle pensioni presso il Ministero del Lavoro potrebbe rendere più realistica una simile possibilità.

Si tratta dell’intervento che consentirebbe di sommare la pensione pubblica alla rendita derivante dai fondi complementari privati.

Una possibilità che permetterebbe a molti dei giovani che si trovano interamente nel sistema contributivo di maturare il requisito necessario per l’uscita anticipata, ovvero che l’importo maturato sia almeno 2,8 volte superiore a quello dell’assegno sociale.

Pensioni per i giovani: spunta l’ipotesi di sommare previdenza pubblica e fondi complementari

Si è svolto ieri, 18 settembre, l’ultima riunione del tavolo tecnico sulla riforma delle pensioni. Se da un lato ormai una riforma per il prossimo anno appare decisamente improbabile, dall’altro si continua a lavorare per mettere in campo tutte le idee possibili per riformare il sistema di previdenza italiano.

Al centro della riunione di ieri, il tema della previdenza complementare e il cosiddetto piano giovani, per individuare interventi che possano sostenere il pensionamento degli under 35 e di tutti i lavoratori e le lavoratrici che hanno cominciato a lavorare dopo il 1996, e che, quindi, rientrano pienamente all’interno dei sistema contributivo.

Un sistema che ora come ora non è sostenibile per i millennials. Come evidenziato anche da uno studio del Consiglio Nazionale dei Giovani ed EURES, infatti, senza interventi discontinuità lavorativa e retribuzioni basse porteranno gli under 35 a poter accedere unicamente alla pensione di vecchiaia e con assegni molto ridotti.

Condizioni che considerando le aspettative di vita consentiranno il ritiro dal lavoro a quasi 74 anni.

La mossa a cui si pensa per evitare una situazione del genere è emersa appunto dall’incontro di ieri. Si tratta, come riportato da Repubblica, della possibilità di stabilire un collegamento diretto tra la previdenza pubblica e quella privata, consentendo la somma tra la pensione pubblica e la rendita privata che deriva dai fondi complementari.

Pensioni per i giovani: uscita anticipata favorita dal cumulo della rendita da fondi complementari

Con un simile intervento, sarebbe possibile allentare le restrizioni imposte dalla Legge Fornero ai lavoratori e alle lavoratrici nel sistema contributivo.

Secondo quanto previsto dalla riforma del 2012, infatti, per uscire anticipatamente dal lavoro è necessario maturare 64 anni d’età e 20 di contributi, purché la pensione maturata abbia un valore 2,8 volte superiore a quello dell’assegno sociale. Un valore che ad oggi dovrebbe essere di almeno 1.409 euro (503,27 per 2,8).

Un requisito, quest’ultimo, complicato da raggiungere se consideriamo le retribuzioni basse e la discontinuità lavorativa, per una possibilità che, dunque, resterebbe appannaggio soltanto dei lavoratori più ricchi, con stipendi migliori.

La soluzione ipotizzata consentirebbe di puntare sulla previdenza integrativa, permettendo il cumulo della pensione pubblica con le risorse che derivano dalla rendita della pensione complementare.

In questo modo sarebbe più facile raggiungere i requisiti per l’uscita anticipata a 64 anni.

Ad esempio se si arriva a 64 anni con una pensione maturata pari a 1.250 euro (insufficiente quindi per l’uscita anticipata poiché inferiore a 1.409) ma si può contare su una rendita di 200 euro dai fondi previdenziali ecco che si può maturare il requisito e uscire anticipatamente dal lavoro.

La questione non di poco conto resta però quella della fattibilità di una simile ipotesi. Non è, infatti, scontato che i lavoratori e le lavoratrici con basse retribuzioni siano in grado di versare ogni mese una quota al fondo previdenziale complementare.

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