IRPEF 2024, il paradosso delle nuove aliquote: risparmio massimo anche ai redditi più alti

IRPEF 2024, dalle nuove aliquote benefici non solo per i redditi più bassi ma anche per chi dichiara somme superiori a 240.000 euro. Questo l'effetto paradossale del mix delle regole già vigenti con il nuovo taglio secco di 260 euro alle detrazioni che colpirà i titolari di redditi superiori a 50.000 euro

IRPEF 2024, il paradosso delle nuove aliquote: risparmio massimo anche ai redditi più alti

IRPEF 2024, a beneficiare del risparmio massimo di 260 euro non saranno solo i titolari di redditi più bassi, ma anche i “super ricchi” che dichiarano più di 240.000 euro annui.

Questo il paradosso che si crea combinando le nuove regole e quelle previgenti, in particolare sul fronte della nuova franchigia sulle detrazioni fiscali per i titolari di redditi superiori a 50.000 euro.

Per questi, il decreto legislativo che ha dato il via al primo modulo di riforma dell’IRPEF prevede un taglio di 260 euro delle detrazioni IRPEF del 19 per cento - ad esclusione delle spese mediche - pari quindi all’importo del risparmio conseguente alla revisione delle aliquote prevista dal 1° gennaio 2024.

Un taglio che lascerà fuori i titolari di redditi superiori alla soglia di 240.000 euro, per i quali già dal 2020 è previsto l’azzeramento delle detrazioni IRPEF per oneri. Un mix di regole che comporta quindi il riconoscimento del risparmio massimo d’imposta per i titolari di redditi più alti.

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IRPEF 2024, il paradosso delle nuove aliquote: risparmio massimo anche ai redditi più alti

È Il Messaggero a far notare l’effetto paradossale che creerà la riforma delle aliquote IRPEF 2024.

Oltre alla previsione della percentuale minima di tassazione pari al 23 per cento fino a 28.000 euro di reddito, dal 1° gennaio 2024 è stata introdotta per i titolari di somme superiori a 50.000 euro la franchigia di 260 euro per numerose detrazioni IRPEF, importo che corrisponde al risparmio massimo d’imposta spettante superato il primo scaglione IRPEF.

Obiettivo della misura è evitare che a beneficiare del risparmio in termini di minore IRPEF dovuta siano anche i titolari di redditi più elevati. L’effetto reale è tuttavia opposto proprio per i più ricchi.

Lo si evince anche dalla lettura della circolare n. 2/2024 dell’Agenzia delle Entrate, che richiama a quanto previsto dall’articolo 15, comma 3-bis, del TUIR per l’applicazione della franchigia di 260 euro.

Il taglio secco si aggiunge infatti alla decurtazione già prevista per i titolari di redditi nella soglia compresa tra i 120.000 e i 240.000 euro, nei confronti dei quali già la Legge di Bilancio 2020 ha previsto la progressiva riduzione, fino all’azzeramento, delle detrazioni IRPEF in dichiarazione dei redditi.

Venuto meno il diritto alle detrazioni fiscali, verrà conseguentemente meno l’applicazione della franchigia di 260 euro.

IRPEF 2024, risparmio massimo di 260 euro per i redditi superiori a 240.000 euro

Il venir meno del diritto alle detrazioni IRPEF per i titolari di redditi superiori a 240.000 euro comporta quindi l’esclusione di queste somme dall’applicazione della franchigia di 260 euro prevista a decorrere dal 1° gennaio 2024.

Di conseguenza, sui redditi più elevati sarà riconosciuto il risparmio IRPEF pari alla medesima somma di 260 euro.

Le novità previste dal decreto legislativo che ha dato il via alla riforma delle imposte sui redditi fanno quindi i conti con le regole vigenti, e comportano il venir meno dell’intento del Governo di indirizzare le prime risorse della revisione dell’IRPEF ai titolari di redditi medio-bassi.

Quel che è certo quindi è che i primi passi per la previsione di un sistema fiscale più equo creano un divario non indifferente tra chi guadagna somme che superano i 50.000 euro e i più ricchi che dichiarano invece redditi superiori alla soglia di 240.000 euro.

Un “passo falso” per il quale si resta in attesa degli ulteriori interventi in materia di IRPEF già annunciati dal Governo, e in particolare dal Viceministro dell’Economia Maurizio Leo: nel 2025 il focus sarà proprio sui ceti medi, maggiormente penalizzati dalle misure previste per l’anno in corso. Risorse permettendo.

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