Riforma delle pensioni 2024: l’INPS si “smarca” sulla partecipazione attiva dell’Istituto

Tommaso Gavi - Pensioni

È privo di fondamento il coinvolgimento dell'INPS nelle proposte di riforma delle pensioni. Lo sottolinea l'Istituto nel comunicato di oggi, 21 settembre 2023. Un chiarimento che da un lato potrebbe sembrare scontato e dall'altro lascia qualche perplessità nelle modalità

Riforma delle pensioni 2024: l'INPS si “smarca” sulla partecipazione attiva dell'Istituto

In un periodo in cui la Legge di Bilancio 2024 è ai blocchi di partenza ed è acceso il dibattito su quali saranno le misure che verranno inserite nella prossima Manovra, l’INPS fornisce chiarimenti sul ruolo dello stesso Istituto.

Mentre è allo studio dell’Esecutivo la messa a punto degli interventi che caratterizzeranno il prossimo anno, il comunicato del 21 settembre 2023 si esprime sulle “ricostruzioni giornalistiche” in materia di pensioni.

L’INPS fa sapere che è “privo di fondamento” il “coinvolgimento diretto dell’Istituto in proposte di riforma delle pensioni.”

Una precisazione che si potrebbe forse definire scontata, dato il ruolo dell’Istituto. Una puntualizzazione che fa quindi discutere.

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Nessun coinvolgimento diretto dell’INPS nelle proposte di riforma delle pensioni 2024

“Chiarimenti sul ruolo dell’INPS riguardo alle ricostruzioni giornalistiche sulla riforma delle Pensioni.” Questo il titolo del comunicato stampa dell’INPS pubblicato oggi, 21 settembre 2023.

Nel documento si sottolinea quanto segue:

“L’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale intende fornire alcune precisazioni in merito alle recenti ricostruzioni riguardanti un presunto coinvolgimento diretto dell’Istituto in proposte di riforma delle pensioni.
Quanto riportato sulla partecipazione attiva dell’INPS attraverso la formulazione di una proposta di riforma delle pensioni è privo di fondamento.”

Fin qui nulla di strano, ad eccezione della necessità di ribadire quanto sembrerebbe scontato: un’istituto di previdenza non è responsabile delle scelte politiche in tema di pensioni.

Nel comunicato l’INPS sottolinea l’impegno nella raccolta, sistematizzazione e condivisione dei dati, per fornire una panoramica demografica, sociologica ed economica.

“Il XXII Rapporto annuale dell’INPS, presentato alla Camera dei Deputati il 13 settembre scorso, è un documento che fornisce una panoramica delle prestazioni erogate e dell’impatto di tali prestazioni sulle dinamiche rilevate nel nostro Paese.”

Viene citato il rapporto annuale, reso pubblico di recente, nel quale tra gli altri dati emerge l’impatto del taglio del cuneo contributivo, oltre alle sfide a livello sociale e i dati relativi alla ripresa post covid.

L’Istituto precisa che i dati possono essere una “risorsa per l’elaborazione di scelte politiche e amministrative, ma non è nei compiti dell’Istituto fare proposte al legislatore in materia di welfare”.

Viene ulteriormente ribadito e rafforzato un concetto che forse non avrebbe neppure necessità di essere esplicitato.

Tra i compiti dell’INPS non c’è quello di intervenire direttamente nella riforma delle pensioni, così come non rientra tra le prerogative dell’Istituto un ruolo diretto nelle politiche attive del lavoro.

Un’altra comunicazione dello stesso Istituto, dai tratti simili, era stata pubblicata all’indomani della conclusione dell’erogazione delle sette mensilità per il 2023 del reddito di cittadinanza.

Dopo gli asettici SMS che comunicavano ai percettori del sussidio il termine delle erogazioni, l’Istituto aveva pubblicato il comunicato del 3 agosto scorso.

In quell’occasione, veniva sottolineato quanto segue:

“Il nostro impegno ovviamente proseguirà per tutto il mese di agosto e per i mesi successivi al fine di consentire al cittadino occupabile di essere inserito nel mondo del lavoro, attraverso l’inserimento in appositi programmi di formazione e lavoro (tra cui anche corsi di orientamento, corsi di formazione specifica o progetti utili per la collettività)”.

Nel caso richiamato viene quasi evidenziato un ruolo proattivo nella ricerca del lavoro dei cittadini, ruolo che non è di competenza diretta dell’Istituto.

Anche nel caso più recente, senza voler scomodare il proverbio latino “excusatio non petita, accusatio manifesta”, resta qualche perplessità sulle modalità comunicative adottate dall’Istituto. E non è la prima volta.

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