Proposta di concordato in preparazione, ma il patto partite IVA-Entrate non mette tutti d’accordo

Rosy D’Elia - Dichiarazioni e adempimenti

Si scaldano i motori per l'elaborazione di proposta di concordato biennale da parte dell'Amministrazione finanziaria, ma il patto partite IVA-Agenzia delle Entrate non mette tutti d'accordo: bocciatura da parte del 79 per cento di lettrici e lettori che hanno partecipato al sondaggio sul tema

Proposta di concordato in preparazione, ma il patto partite IVA-Entrate non mette tutti d'accordo

Patto partite IVA-Agenzia delle Entrate sulle imposte da pagare? Il concordato preventivo non mette tutti d’accordo, anzi. I lettori e le lettrici di Informazione Fiscale che hanno partecipato al sondaggio sul tema non accolgono con favore la novità alle porte.

L’Amministrazione finanziaria sulla base dei dati a disposizione elaborerà una proposta di accordo sulle somme da versare per le partite IVA di minori dimensioni titolari di reddito di impresa e lavoro autonomo. Il terreno è quasi pronto per il calcio d’inizio, manca solo la pubblicazione del decreto legislativo che ne definisce regole e procedure.

Di fatto imprese e professionisti potranno stringere un patto con l’Agenzia delle Entrate sulle imposte da pagare per due anni, uno in caso di regime forfettario, congelando l’importo delle somme da versare.

Questo strumento di compliance si inserisce nel percorso di costruzione di un nuovo dialogo tra Fisco e contribuenti che è uno degli obiettivi primari della riforma fiscale, e il suo eventuale successo sarà il punto di partenza anche per rivedere nuovamente le aliquote IRPEF, come ha dichiarato il vieceministro all’Economia e alle Finanze Maurizio Leo.

Proposta di concordato in preparazione: bocciatura per il patto partite IVA-Agenzia delle Entrate

Combatte l’evasione, semplifica le dichiarazioni dei redditi, consolida il rapporto con il Fisco: è questo l’identikit del concordato preventivo biennale che arriva dai lavori di attuazione della riforma fiscale.

Le azioni che mette in campo sembrano essere tutte lodevoli, ma l’idea di una proposta da parte dell’Agenzia delle Entrate sulle imposte da pagare per due anni, uno solo per le partite IVA in regime forfettario, non convince coloro che hanno partecipato al sondaggio sul tema condotto da Informazione Fiscale.

Chi accetta la proposta dell’Agenzia delle Entrate deve dichiarare gli importi concordati in dichiarazione dei redditi e IRAP per i periodi d’imposta oggetto dell’intesa.

Il 79 per cento non è d’accordo questa intesa finalizzata a bloccare i versamenti dovuti.

Tra le motivazioni a sostegno delle risposte fornite da lettrici e lettori c’è la bocciatura del concordato da parte di lavoratori e lavoratrici dipendenti, esclusi dalla possibilità di bloccare le imposte da versare, ma ci sono soprattutto i dubbi sugli effettivi vantaggi che potranno derivare da un calcolo bloccato.

Chi ha problemi a rispettare i versamenti per mancanza di liquidità non trova soluzione in questa novità. Mentre chi ha una posizione lineare non ha motivo di aderire, sottolinea una lettrice.

Per i più critici, con il concordato si fa concreto il rischio di legittimare la possibilità di pagare meno del dovuto.

Concordato preventivo: tra preparazione per l’elaborazione delle proposte e prospettive future

La rivoluzione del concordato sta proprio nel fatto che le variazioni di reddito non entrano nel calcolo delle imposte da versare. Ma come il reddito aggiuntivo sarà, di fatto, esente da tassazione, così le eventuali perdite non faranno diminuire le imposte da versare.

L’intesa decade solo “in presenza di circostanze eccezionali, individuate con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, che determinano minori redditi effettivi o minori valori della produzione netta effettivi, eccedenti la misura del 50 per cento rispetto a quelli oggetto del concordato”.

In prima battuta il concordato preventivo biennale era stato disegnato solo per imprese e professionisti particolarmente virtuosi, con un punteggio ISA pari almeno a 8 su 10, e in una condizione di regolarità fiscale.

Nella versione definitiva approvata nel Consiglio dei Ministri del 25 gennaio, dopo il confronto con le commissioni parlamentari, i vincoli sugli indici sintetici di affidabilità fiscale sono caduti con una estensione della platea di potenziali beneficiari.

I destinatari della proposta elaborata dall’Agenzia delle Entrate, si stima, saranno 4,5 milioni senza contare le partite IVA in regime forfettario a cui sarà indirizzata l’intesa annuale.

Ma è difficile prevedere quanto sarà estesa la platea di contribuenti che aderiranno al patto con l’Amministrazione finanziaria.

Eventuali risorse recuperate grazie ai patti tra partite IVA e Agenzia delle Entrate potrebbero essere la base di partenza per modificare ancora l’IRPEF, attualmente rivista solo per il 2024, e proseguire in quel percorso di appiattimento della tassazione voluto dal Governo Meloni fin dai primi passi.

Ma solo dalla seconda metà dell’anno sarà possibile conoscere più nel dettaglio gli effetti, in termini di cifre e quindi di entrate, del concordato preventivo biennale a cui si potrà aderire fino al 15 ottobre. Il futuro del Fisco è (anche) nelle scelte dei contribuenti.

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