Concordato preventivo biennale senza effetti sui contributi dei liberi professionisti

Anna Maria D’Andrea - Dichiarazione dei redditi

Concordato preventivo biennale, effetto nullo sui contributi dovuti dai liberi professionisti. A confermalo è l'AdEPP, con la nota del 27 marzo 2024

Concordato preventivo biennale senza effetti sui contributi dei liberi professionisti

Il concordato preventivo biennale lascerà fuori i contributi dovuti dai liberi professionisti iscritti a Casse private di previdenza.

Questo l’orientamento espresso dall’AdEPP, Associazione degli Enti Previdenziali Privati, con la nota pubblicata il 27 marzo 2024.

I Presidenti delle Casse private prendono quindi una posizione netta su una querelle che, sin dall’entrata in vigore del concordato preventivo biennale per le partite IVA, è stata al centro dell’attenzione.

Su Informazione Fiscale avevamo già affrontato il tema, evidenziando il contrasto tra le disposizioni relative al nuovo istituto e le precedenti sentenze della Cassazione, relative al concordato preventivo biennale previsto nel 2003.

In particolare, la pronuncia della Corte n. 29639/2022 ha evidenziato come ai fini della determinazione dei contributi dovuti da iscritti a casse di previdenza di categoria:

“non è utilizzabile il reddito determinato in sede di concordato preventivo biennale di cui all’art. 33, DL n. 269/2003, potendo concernere quest’ultimo soltanto l’obbligazione tributaria ma non anche il rapporto obbligatorio contributivo tra il professionista e la propria Cassa di riferimento”.

Già prima della nota AdEPP, Informazione Fiscale aveva quindi posto la questione in evidenza e siamo felici che la tesi sostenuta nell’articolo di Salvatore Cuomo del 25 marzo sia stata confermata dalle Associazioni di categoria e da parte di alcune delle singole Casse di previdenza private.

Concordato preventivo biennale senza effetti sui contributi dei liberi professionisti

L’impatto dell’adesione al concordato preventivo biennale sul fronte dei contributi dovuti dagli iscritti alle Casse private è stato uno dei temi più discussi dopo l’entrata in vigore del nuovo strumento di compliance.

Il motivo è legato al potenziale impatto sui conti degli Enti privati derivante dall’accesso al concordato da parte degli iscritti e ora l’AdEPP prende una posizione chiara destinata ad aprire una lunga discussione.

Nella nota pubblicata il 27 marzo si legge che:

“I Presidenti delle Casse di previdenza private aderenti ad AdEPP confermano che il concordato previsto dal DLg 13/2024 non produce alcun effetto in ordine agli obblighi contributivi cui sono assoggettati i propri iscritti.”

Per l’AdEPP si tratta quindi di una conferma rispetto alle interpretazioni fornite fino ad oggi dagli addetti ai lavori, anche guardando all’esperienza passata.

Per i Presidenti delle Casse dei liberi professionisti l’articolo 30 del decreto legislativo n. 13/2024, se applicato agli Enti privati, si rivelerebbe lesivo “dell’autonomia gestionale, organizzativa e contabile di cui all’art.2, comma 1, del D.Lgs 509/94”, confermata con la sentenza 7/2017 della Corte Costituzionale, anche alla luce dell’esigenza di equilibrio di bilancio da assicurare nel lungo periodo.

Casse dei liberi professionisti libere di aderire al concordato preventivo biennale

Nel mirino quindi la norma che prevede l’irrilevanza, ai fini delle imposte sui redditi e dei contributi previdenziali, degli eventuali redditi superiori a quelli relativi alla proposta di concordato accettata dal titolare di partita IVA.

Una norma che stando all’interpretazione dell’AdEPP si applicherebbe quindi in via automatica solo sul fronte dei contributi INPS.

La necessità di garantire l’equilibrio dei conti lascerebbe pertanto fuori dal concordato preventivo biennale i contributi dei liberi professionisti.

Nella nota AdEPP si legge in ogni caso che resta libera la scelta dei singoli Enti di assumere una propria e autonoma decisione in merito all’adesione o meno alle novità previste per i titolari di partita IVA.

Il quadro si fa quindi ancora più complesso, ed è plausibile che il tema rientrerà tra gli attesi “aggiustamenti” al concordato preventivo biennale che precederanno l’avvio a partire dal mese di giugno delle proposte del Fisco.

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