Caldo e lavoro agile, la ministra Calderone valuta lo smart working emergenziale

Tommaso Gavi - Lavoro

A tutela dei lavoratori, in caso di temperature eccessive, il Governo valuta lo smart working emergenziale. Il lavoro agile contro il caldo è una delle misure indicate dalla ministra del Lavoro, Marina Calderone, nel tavolo di confronto con le parti sociali. Apertura agli accordi aziendali e alle procedure semplificate per la comunicazione

Caldo e lavoro agile, la ministra Calderone valuta lo smart working emergenziale

Contro il caldo e a tutela dei lavoratori il Governo valuta la possibilità di ricorrere al lavoro agile.

L’estensione dello smart working emergenziale è allo studio della ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Calderone, che lo ha reso noto nel corso del tavolo di confronto tra Esecutivo e parti sociali di ieri, 20 luglio 2023.

Mentre si cerca un veicolo normativo in cui inserire la misura, il Governo apre alla possibilità di accordi aziendali.

Apertura anche a procedure semplificate per le comunicazioni da parte dell’azienda e dei datori di lavoro.

Caldo e lavoro agile, la ministra Calderone valuta lo smart working emergenziale

Lo smart working emergenziale come soluzione per il caldo eccessivo è una delle ipotesi allo studio del Governo.

Il lavoro agile potrebbe potrebbe essere uno degli strumenti per limitare i rischi delle alte temperature e tutelare i lavoratori.

L’apertura arriva dalla ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Calderone, durante il confronto con le parti sociali del 20 luglio.

L’ipotesi è quella di estendere l’applicazione della normativa emergenziale. Al momento lo smart working è stato prorogato fino a fine anno, ovvero al 31 dicembre 2023, per i lavoratori dipendenti del settore privato in condizioni di fragilità o con figli con età fino a 14 anni.

Per i dipendenti pubblici, invece, la proroga è prevista fino al prossimo 30 settembre.

L’estensione della misura avrebbe bisogno di uno strumento di legge, ma al non c’è tuttavia un veicolo normativo in cui inserirlo, come ha spiegato la ministra Calderone. Tuttavia si potrà trovare.

Intanto c’è l’apertura alla gestione tramite accordi a livello aziendale. L’Esecutivo, come messo in evidenza da Marina Calderone, ha mostrato piena apertura a procedure semplificate per le comunicazioni.

Se venissero adottate le stesse procedure previste per il periodo covid per l’attivazione dello smart working sarà sufficiente l’invio di una comunicazione al Ministero del Lavoro ma non un preventivo accordo individuale.

Nella comunicazione, qualora mantenute le stesse istruzioni del periodo emergenziale, dovranno essere inseriti i nominativi dei lavoratori e la data di inizio e fine del lavoro in modalità agile.

Caldo: in quali casi è prevista la cassa integrazione?

Oltre alla valutazione sulla possibilità di adottare lo smart working in risposta alle temperature eccessive, il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali è al lavoro sulla gestione integrata degli interventi.

Sul tavolo di confronto presenti anche il Ministero della Salute, l’INL, l’INPS, l’INAIL, e le associazioni di categoria dei datori di lavoro e i sindacati.

Come si legge nel comunicato stampa del 20 luglio:

“Il Ministero si è reso disponibile a collaborare alla stesura di un protocollo congiunto con le parti sociali, in cui affrontare i temi dell’organizzazione del lavoro, delle misure e delle buone prassi da adottare per combattere l’emergenza caldo, con la fornitura di DPI ad hoc e supporti anticalore.”

Al momento, tra le misure che possono essere adottate in caso di emergenza caldo, c’è la richiesta dell’azienda della cassa integrazione ordinaria.

A riepilogare le condizioni in cui può essere richiesta la sospensione o la riduzione dell’attività lavorativa è lo stesso INL, nella nota numero 5056/2023.

La richiesta può essere effettuata nel caso in cui si rilevino temperature superiori a 35°.

Il parametro di riferimento sono “le temperature elevate registrate dai bollettini meteo o “percepite” in ragione della particolare tipologia di lavorazioni in atto.”

La richiesta della CIGO deve avere come causale “eventi meteo”. Nella domanda e nella relazione tecnica devono essere indicate dall’impresa le giornate di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa, oltre al tipo di lavorazione in atto in tali giornate.

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