Partita IVA, in arrivo la legge contro il falso lavoro autonomo

Partita IVA, stretta al falso lavoro autonomo con il Disegno di Legge presentato da Nunzia Catalfo del M5S e all'esame della Commissione Lavoro del Senato. La novità si lega ai requisiti previsti dalla Legge di Bilancio 2019 per l'accesso al regime forfettario.

Partita IVA, in arrivo la legge contro il falso lavoro autonomo

Partita IVA, lotta al falso lavoro autonomo. Alle novità previste dalla Legge di Bilancio 2019 in merito ai requisiti per l’accesso al regime forfettario, si unisce il Disegno di Legge all’esame della Commissione Lavoro del Senato.

Firmataria del DdL denominato “Disposizioni per il contrasto del falso lavoro autonomo” è la presidente della Commissione Lavoro del M5S, Nunzia Catalfo. L’obiettivo è quello di ridurre i casi di rapporti di lavoro dipendente mascherati da lavoro autonomo, con una vera e propria stretta alle false partite IVA. Il fenomeno è particolarmente forte in alcuni settori come quello sanitario, con infermieri con partita IVA ai quali sono tuttavia rivolti tutti gli obblighi di un dipendente, ma senza le relative tutele.

Per questo la Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche, ha espresso immediatamente la propria soddisfazione.

Il percorso del Disegno di Legge, che punta a fornire un’interpretazione autentica dell’articolo 2094 del Codice Civile, si incrocia alle novità previste dalla Legge di Bilancio 2019.

L’estensione a 65.000 euro dei limiti di accesso al regime forfettario ha, tra i rischi, quello di rendere più conveniente il passaggio alla partita IVA da parte di lavoratori dipendenti. Un’effetto distorsivo che non è passato inosservato dal Governo.

Partita IVA, in arrivo la legge contro il falso lavoro autonomo

Sarà dall’incrocio di norme che vedranno la luce dal 2019 in poi che il Governo e soprattutto la componente del M5S, mira a contrastare il fenomeno delle false partite IVA.

Con il Disegno di Legge presentato dal presidente della Commissione Lavoro del Senato, Nunzia Catalfo, viene fornita una norma di interpretazione autentica dell’articolo 2094 del Codice Civile, “prestatore di lavoro subordinato”.

L’articolo 1 del disegno di legge prevede che si considera lavoratore subordinato:

“chiunque si obblighi, mediante retribuzione, a collaborare nell’impresa, prestando il proprio lavoro intellettuale o manuale, alle dipendenze e secondo le direttive, almeno di massima, dell’imprenditore, anche nei casi quali non vi sia la predeterminazione di un orario di lavoro e il prestatore sia libero di accettare la singola prestazione richiesta, se vi sia la destinazione al datore di lavoro del risultato della prestazione e se l’organizzazione alla quale viene destinata la prestazione non sia la propria ma del datore di lavoro”

Il DdL propone inoltre l’obbligo di salario minimo per tutti i rapporti di lavoro, anche per quelli atipici, che non sia inferiore a quanto previsto dai CCNL di categoria.

Si tratta delle stesse tutele che il Governo aveva già annunciato di voler inserire all’interno del Decreto Dignità per tutelare i lavoratori della Gig Economy ma che, anche a seguito delle proteste dei grandi del settore, erano rimaste fuori dal testo definitivo del provvedimento fortemente voluto dal Leader del M5S e Ministro del Lavoro, Luigi Di Maio.

Adesso le novità riprendono posto all’interno di un Disegno di Legge ad hoc che tuttavia, visti gli attuali impegni delle Commissioni e delle Camere, non sarà approvato prima del 2019 e che pertanto andrà ad incrociarsi con le novità previste dalla Manovra proprio in merito ai titolari di partita IVA.

False partite IVA fuori dal regime forfettario

Il contrasto al fenomeno delle false partite IVA sarà perseguito anche mediante la ridefinizione dei requisiti per l’accesso al regime forfettario, l’unico regime fiscale agevolato per gli autonomi.

Se fino ad oggi era previsto un limite di reddito da lavoro dipendente per l’apertura di una partita IVA forfettaria, dal 2019 tale vincolo sparirà e lascerà il posto ad una nuova limitazione pensata per l’appunto per evitare possibili effetti collaterali dell’estensione fino a 65.000 euro dei limiti di compensi e ricavi.

A partire dal 1° gennaio 2019 non potranno aderire al regime forfettario i titolari di partita IVA che svolgono attività prevalentemente nei confronti di uno dei datori di lavoro dei due anni precedenti o, in ogni caso, nei confronti di committenti direttamente o indirettamente riconducibili a questi.

È questa la via prevista per evitare che le novità sul regime forfettario per le partite IVA portino all’aumento del fenomeno dei falsi lavoratori autonomi, un problema che nonostante prima la Legge Fornero e poi il Jobs Act ancora non è stato possibile risolvere.

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