Buona Scuola: l’Ocse promuove la riforma, ma la strada rimane in salita

Buona scuola: riforma promossa dall’Ocse che certifica “consistenti segni di miglioramento nella qualità dell’educazione italiana”, ma i fattori negativi rimangono.

Buona Scuola: l'Ocse promuove la riforma, ma la strada rimane in salita

Buona scuola: la riforma della scuola è oggetto di un giudizio marcatamente positivo nel rapporto che l’Ocse invia al nostro paese. Lo Studio Economico sull’Italia del 2017, rilasciato dal forum, dichiara infatti a chiare lettere che la riforma del 2015 può fortemente incrementare le performance del sistema educativo italiano.

Lo studio dell’Ocse sulla riforma della Buona scuola è stato accolto con favore dal Governo che ha riaffermando il proprio impegno nel proseguire sulla strada delle riforme come raccomandato fortemente dall’organizzazione parigina. Il Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha dichiarato a margine dell’incontro con il Segretario Generale dell’Ocse Angel Gurría che:

“le importanti riforme di questi ultimi anni iniziano a dare buoni risultati. L’economia si sta gradualmente riprendendo, ma rimangono ancora complessi problemi da affrontare. Per aumentare il benessere di tutti gli italiani, è essenziale che il processo di riforme prosegua e che le nuove misure siano attuate pienamente ed efficacemente”.

Buona Scuola: lo Studio dell’Ocse sulla riforma e i problemi del sistema educativo italiano

L’Ocse, pur certificando il buon indirizzo complessivo del sistema-Italia, non risparmia al Bel Paese e alla riforma della Buona scuola dei rilievi negativi. In particolare sono tre i segnali d’allarme che trapelano dalle statistiche in relazione al nostro sistema educativo:

  1. Basso livello nelle competenze linguistiche che in Italia si ferma a 250 punti a fronte di una media dei paesi Ocse di 273. Un segnale positivo è però costituito dal fatto che per i 15enni nostrani le abilità in matematica, scienze e lettura di testi sono aumentate più velocemente di quanto sia avvenuto negli altri paesi.
  2. Bassa qualificazione della forza lavoro che può essere ricondotta anche ad un alto livello di dispersione scolastica (14,7% in Italia rispetto ad una media dell’11%) e alla bassa percentuale di laureati o di coloro che frequentano corsi di formazione professionale oltre le scuole superiori.
  3. Difficoltà nell’incontro tra domanda e offerta di lavoro soprattutto nel campo dei lavoratori qualificati. Ciò comporta un alto numero di persone che viene impiegata in occupazioni non adatte al proprio livello di competenza e preparazione, sia al rialzo che al ribasso.

Per lo studio che coinvolge anche la riforma della Buona scuola è nello specifico è l’ultimo punto ad avere effetti rilevanti per la nostra economia: l’Ocse stima un aumento della produttività al 10% per il nostro paese una volta sanato lo squilibrio tra domanda e offerta lavorativa. La conclusione a cui giunge il rapporto è che il sistema educativo italiano non riesce a fornire le competenze richieste dal mercato del lavoro.

L’Ocse registra in particolare per i contratti a tempo indeterminato una rimarchevole presenza di personale con competenze più elevate rispetto a quelle richieste dal lavoro che attualmente svolge. Questo dato viene spiegato facendo riferimento alla tendenza di sacrificare parte delle proprie competenze pur di approdare al posto fisso.

Una delle medicine proposte dall’Ocse al nostro paese è quella di aumentare la possibilità di incontro tra istituzioni educative e professionalizzanti con il mondo del lavoro e delle imprese attraverso programmi di apprendistato mirati.

La Buona scuola e il Jobs Act sono in ogni caso promossi dallo studio che tiene a mettere in luce le due riforme vadano “nella giusta direzione e devono essere pienamente implementate”.

La Buona Scuola e l’impegno del Miur a proseguire la strada delle riforme

Il Ministro Valeria Fedeli ha avuto modo di incontrare il Segretario Angel Gurría presso il palazzo del Miur, esprimendo apprezzamento per un rapporto che descrive con accuratezza i dettagli della riforma sulla Buona scuola e il suo potenziale impatto sul lungo periodo. In questa occasione la Ministro ha sottolineato come:

“la riforma ha restituito al sistema educativo la centralità che merita: attraverso un’inversione di tendenza, si è investito per interrompere decenni di precariato, dare gambe all’autonomia scolastica, introdurre un sistema di responsabilità e merito, centrato sulla formazione e crescita professionale del personale”.

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